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Ferranti grida all’abbandono, ma il presidio Enel chiude lo stesso: applausi a scena muta dalla Regione

Ferranti grida all’abbandono, ma il presidio Enel chiude lo stesso: applausi a scena muta dalla Regione

Mentre Enel chiude il presidio di teleconduzione di Villavalle, qualcuno ancora finge che basti una dichiarazione accorata per bloccare lo smantellamento. Francesco Ferranti, Vicepresidente della Provincia di Terni e capogruppo di Forza Italia, lancia l’allarme tra i microfoni, denunciando il vuoto istituzionale e lo svuotamento industriale in corso. Ma lo fa a giochi praticamente chiusi, con la solita indignazione a scoppio ritardato e un’invocazione disperata: “La Regione faccia qualcosa!”. Come se l’Umbria non fosse già spettatrice non pagante di un declino annunciato.

Silenzi regionali e parole al vento

Ferranti accusa la Regione di aver “risposto col solito fumo negli occhi”. Forse perché a ordini del giorno e dichiarazioni di facciata, in Umbria si gioca ormai il campionato nazionale. Il vero problema? Nessuna azione concreta, solo rassicurazioni fumose e opposizioni verbali. Per mesi. Ora ci si accorge che la legge sui canoni idroelettrici sarebbe un’arma negoziale. Davvero? L’impressione è che i canoni servano più a coprire le inadempienze che a costringere i colossi a rispettare i territori.

La sicurezza? Tagliata per ottimizzare

Ferranti si sbraccia parlando di sicurezza idraulica, dighe, bacini, allarmi climatici. Ma Enel ha già deciso: l’automazione conviene, i 20 addetti superstiti possono accomodarsi all’uscita. Prima erano 150. La progressiva desertificazione industriale si chiama efficienza aziendale. E nessuno, proprio nessuno, ha davvero alzato un argine. Né i sindaci, né la Regione, né il governo locale. A parte qualche audizione simbolica e comunicati da dimenticare prima di arrivare al punto.

La grande illusione della politica attiva

La ricetta proposta? Un classico: “Tavolo istituzionale urgente”. Come se bastasse convocare una riunione d’emergenza per fermare un piano industriale stabilito da anni. Ferranti lo dice chiaramente: “Difendere il territorio significa mettere paletti a chi guarda solo al profitto”. Peccato che quei paletti, nel frattempo, li abbiano trasformati in stuzzicadenti.

Dal polo idroelettrico alla centrale degli slogan

Tra lo smantellamento dell’energy management, la riduzione delle officine e la perdita del presidio operativo, Terni si ritrova a subire. L’Enel – con le sue “vaghe promesse di investimenti turistici” – prende l’acqua, prende i profitti, e lascia il territorio in mutande. Eppure, nessuno ha mai seriamente preteso una compensazione strutturale, un riequilibrio duraturo, una visione territoriale.

Ferranti sveglio tardi, ma rumoroso

A Ferranti va riconosciuto almeno il merito di alzare i toni. Ma a battaglia ormai persa, anche la rabbia suona come tattica elettorale. Come per l’ospedale di Terni, anche qui si urla “Basta silenzi!”. Ma il silenzio, ormai, è il solo suono rimasto tra le macerie politiche di chi doveva agire, e ha preferito dichiarare.

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