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Ferrari salva Maserati: il piano audace di Stellantis per superare i fallimenti

Ferrari salva Maserati: il piano audace di Stellantis per superare i fallimenti

È inaccettabile che l’industria automobilistica italiana tenti di giocare di nuovo sui sentimenti dei consumatori con l’ennesima farsa. L’inevitabile rovinosa fine di Maserati è stata presa per una resurrezione miracolosa! Siamo davvero così ingenui da credere che un marchio, trascinato verso il fondo da scelte ridicole, possa riemergere dalle sue ceneri solo grazie all’intervento di Ferrari? Non lasciamoci ingannare: è solo una farsa ben orchestrata, un’altra prova di un’agonia travestita da strategia illuminata.

Maserati affonda, Stellantis gioca a fischiettare

La crisi di Maserati non è una sorpresa, è un disastro annunciato! Ma ora, grazie alla fiasco rivelato della sua elettrificazione (qualcuno parla dell’MC20, davvero?), la situazione è diventata totalmente insostenibile. Il progetto della supercar elettrica è stato silenziosamente archiviato: traducendo in modo brutalmente onesto, è “morto e sepolto”. Nel frattempo, il resto della gamma oscilla nel buio come un’azienda alla deriva. E mentre il baratro si avvicina, i capi di Stellantis, da Jean-Philippe Imparato a John Elkann, sembrano in preda alla loro arte della confusione strategica. Ma vediamoci chiaro: non hanno la più pallida idea di dove andare, ma si ostinano a fingere di avere un piano.

Ferrari: un soccorso o una fuga?

Il concetto di un “polo del lusso” con Ferrari è solo un sogno stupido concepito su pezzi di carta lucida. In verità, è nulla più di un fumo negli occhi. Per quale motivo dovrebbe un gigante come Ferrari, che ha costruito il suo impero su esclusività, eccellenza e innovazione, caricarsi un pesante fardello come Maserati, ora ridotta a un relitto? Forse per fare un “piacere” a Elkann? O per salvare la faccia a Stellantis di fronte agli investitori americani? In ogni caso, la sensazione di un’operazione di facciata è palpabile.

Il rilancio di Stellantis: copia e incolla sperando nel miracolo
soluzioni strategiche” presentate, ma entrambi i percorsi profumano di improvvisazione eterna:

  • Una sinergia produttiva tra Maranello, Modena e Cassino. Immaginate un car sharing di lusso in cui i conti non quadrano e l’identità di marca si dissolve.
  • Una gamma limitata di supercar da sogno, in parte delegata a Ferrari. Perché, da sole, a Modena non sembrano nemmeno in grado di assemblare un volante.

Entrambe le opzioni hanno un unico, tragico denominatore comune: Maserati non può più sopravvivere da sola. E questo, dopo un secolo di storia gloriosa, è di per sé un autentico scandalo.

La verità dietro l’alleanza: disperazione sotto mentite spoglie

Questo presunto “asse Ferrari-Maserati” è nullo e vuoto, un tentativo di mascherare il fallimento di Stellantis nel valorizzare uno dei marchi più iconici del settore. La favola del “polo del lusso” serve solo a nascondere anni di decisioni incoerenti, investimenti maldestri e una leadership che non esiste. E mentre ci si illude con SUV lussuosi e berline ibride dall’aria futuristica, il marchio del Tridente è destinato a scomparire nell’oblio.

Non c’è spazio per l’anima sportiva qui, solo un vuoto che afferra la gola e pressa sul petto.

Storie di frustrazione: Modena e il suo amaro destino

Negli angoli bui delle officine di Modena, il morale è un ricordo sbiadito. Tecnici preparati, con decenni di esperienza sulle spalle, si ritrovano a lavorare a ritmi da pensionamento, bloccati su progetti che gridano per essere realizzati. “Ci promettono un futuro luminoso, ma con cosa? Scaffali deserti e silenzio tombale”, sbotta un operaio che ha dato vent’anni alla Maserati. Non c’è rilancio in vista, solo una lenta tortura industriale che fa rabbrividire.

Il circo delle contraddizioni

Nel frattempo, Stellantis sgancia milioni su marchi “più promettenti”, mentre la Maserati affonda nell’oblio. E mentre Alfa Romeo viene coccolata come la figliol prodigo, il Tridente arrugginisce nel limbo delle promesse infrante, pubblicità melense e conferenze stampa vuote. Tutto ciò avviene mentre la solita politica industriale italiana si esibisce nel solito balletto di applausi silenziosi che non servono a nulla.

Quando le “soluzioni” fanno ridere

Le cosiddette vie d’uscita sembrano uscite da una sceneggiatura distorta, piuttosto che da menti capaci. C’è chi sbandiera il “rilancio globale”, chi sogna una “nuova era elettrica”. Ma nella realtà, non si muove niente. Magari basterebbe ascoltare qualcuno con le mani sporche di olio, invece di inseguire consulenti e slide vuote che non portano a nulla. È tempo di affrontare la cruda realtà: il sistema è implicato in un gioco di potere che non ha a cuore chi lavora davvero.

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