Notizie

Ferrero onora l’arte del design con il premio Leonardo

Una premiazione che annuncia l’inizio di un’epoca di eccellenza — o almeno così ci si aspetterebbe. Il Comitato Leonardo ha deciso di premiare Giovanni Ferrero, presidente esecutivo del Gruppo Ferrero, con un riconoscimento che profuma di banalità, piuttosto che di merito. Sì, perché la narrativa è sempre la stessa: l’assegnazione del premio apre la porta a discorsi triti sull’innovazione, la passione e il supporto al Made in Italy.

Riconoscimenti a chi ha meno bisogno?

“Questo premio è innanzitutto un riconoscimento alle 61.250 persone che, in Ferrero e nelle sue affiliate nel mondo, ogni giorno contribuiscono con passione e competenza al successo della nostra impresa”. Certo, Giovanni Ferrero si è ricordato di citare i suoi dipendenti, ma è una vera sorpresa che alla sua azienda, già forte di un marchio ben noto, vengano conferiti premi proprio per il suo apparente impegno verso l’innovazione e la qualità? Forse tali premi dovrebbero essere riservati a chi lotta quotidianamente con le incertezze del mercato senza un’apparente risorsa economica, non a chi acquista marchi a destra e manca per espandere il proprio impero.

Strategie o fumo negli occhi?

La sua affermazione di “ascoltare i gusti dei consumatori” suona ironica. Qual è davvero il valore di “tradurre i gusti in prodotti di qualità” se la parola “qualità” viene ridotta a un’idea vagamente romantica, risolvibile con un’aggiunta di marketing luminoso? Le acquisizioni strategiche di marchi come Ferrara, Fox’s & Burton’s Biscuits e Wells servono solo a gonfiare il portafoglio di Ferrero, mantenendo inalterati i paradigmi di produzione e commercializzazione? È davvero un esempio di “custodia” delle tradizioni locali? Qui sembrerebbe piuttosto una corsa al profitto senza cuore, travestita da benevolenza verso le comunità. Chi sono i veri beneficiari di questo approccio, i lavoratori o il portafoglio degli azionisti?

Innovazione o stagnazione?

Infine, la “strategia orientata alla qualità, all’innovazione e alla visione di lungo periodo”. Ma ci crediamo davvero? La gamma di prodotti “better-for-you” è solo un modo per mettere un’etichetta su qualcosa che è già un crogiolo di zucchero e conservanti. Se il mondo sta cercando di avvicinarsi a un’alimentazione più sana, come può una multinazionale come Ferrero garantire il benessere delle persone mentre continua a produrre quotidianamente dolciumi ricchi di calorie vuote? Questa è innovazione o piuttosto una mera risposta a un trend?

Infine, la vera domanda: cosa viene dopo? Il futuro potrebbe riservare a Ferrero l’occasione di affrontare le sfide del mercato con concretezza piuttosto che con dichiarazioni terrificanti di benevolenza. Oppure ci aspettiamo, come al solito, che tutto rimanga nell’ambito del marketing e della retorica? Magari un giorno, qualcuno avrà il coraggio di riscrivere la storia, non solo per Ferrero, ma per l’intero settore alimentare. Ma fino ad allora, accontentiamoci di premi di cartone e promesse vuote.

Exit mobile version