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Finalmente il miracolo ex Sin: Sogesid sforna il progetto, cantieri pronti a sfondare il nulla

La consegna puntuale del progetto definitivo segna l’inizio della bonifica della falda sotto il complesso ex industriale di Massa Carrara, uno dei più intricati tra i Siti di Interesse Nazionale italiani. Un’operazione orchestrata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica in sinergia con la Regione Toscana, affidata alla società di ingegneria pubblica Sogesid S.p.A., incaricata di mettere in sicurezza e riqualificare questa ex area industriale difficile da domare.
Il progetto contempla la realizzazione di quattro barriere idrauliche, studiate per le aree industriali più problematiche: l’ex Ferroleghe, l’area ASI, l’ex Cokeria e l’ex Farmoplant. Questi presidi, collegati a un impianto di trattamento delle acque sotterranee, hanno lo scopo di intercettare e bloccare le sostanze inquinanti ancora intrappolate nel sottosuolo, impedendo così la loro fuga verso il mare e i corsi d’acqua vicini. Un esercizio di contenimento ambientale, maniacalmente calibrato, per non lasciare spazio a sorprese.
Durante la fase di progettazione, è stata introdotta una variante migliorativa che ottimizza il percorso delle strutture senza oltrepassare la linea ferroviaria Pisa-La Spezia. Secondo i tecnici, questa modifica non solo aumenta la sicurezza del cantiere, ma limita anche i disagi per il traffico ferroviario, mantenendo intatta l’efficacia degli interventi — un vero prodigio logistico da applaudire.
Errico Stravato, amministratore delegato di Sogesid, ha commentato che la consegna del progetto esecutivo rappresenta una tappa cruciale verso l’avvio dei lavori, confermando la dedizione delle istituzioni e della società alla bonifica e alla rigenerazione ambientale dell’area apuana. Parole che suonano quasi come una garanzia, almeno sulla carta.
Il finanziamento dell’intervento è assicurato da fondi statali e regionali, ovvero i contribuenti che, si spera, vedranno presto frutti concreti. L’apertura dei cantieri è prevista nelle prossime settimane, con un orizzonte temporale stimato intorno ai due anni per la conclusione dell’opera. Due anni per domare un passato industriale che sembra far fatica a smaltire la propria eredità tossica.