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Finalmente il ponte sullo Stretto: metro di carta approvato, ma il vero ponte resta un miraggio

L’entusiasmo è alle stelle: il Consiglio di Amministrazione della Società Stretto di Messina ha finalmente approvato il progetto definitivo per il mitico Ponte sullo Stretto. E adesso? Oh, niente di che: mancano solo i cantieri, i piloni, i lavori, il ponte stesso e – dulcis in fundo – il tempo. Ma chi se ne preoccupa? Tutto si risolve con conferenze stampa piene di retorica e qualche dichiarazione da manuale di epica istituzionale.
Primo a salire sul palco, come ogni volta, il Vicepremier e Ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che sembra aver scoperto l’ultima puntata di una telenovela lunga ormai cinquant’anni. A suo dire, «È un’opera all’avanguardia». Nel frattempo, gli ingegneri si chiedono esattamente a quale tipo di avanguardia possa appartenere un ponte che ancora non esiste nemmeno come progetto esecutivo.
Il miracolo è dietro l’angolo (forse)
Tutto sembra perfetto sulla carta: documenti approvati, contratti integrativi firmati, e persino il piano economico finanziario infiocchettato nella Legge di Bilancio 2025. Il Cipess, quel comitato magico della programmazione economica, è quasi pronto a dire il suo fatidico «ok, fate pure». E c’è pure la Corte dei Conti, sorta di notaio supremo, che presumibilmente sta già scartabellando con la lente d’ingrandimento più potente del mercato per trovare il pelo nell’uovo.
Insomma, manca solo l’opera concreta: il primo mattone, il primo scavo… Ma calma, non precipitiamo. Prima verranno approvazioni definitive, dichiarazioni di pubblica utilità, espropri più o meno traumatici, indennizzi maggiorati per calmare gli animi, proteste locali a non finire, impugnazioni legali, infinite revisioni tecniche e, con un pizzico di fortuna e voglia di aspettare, magari un conato di scavo nel 2032.
Tutti all’opera (sulla carta, ovviamente)
Secondo il buon Matteo, il progetto porterà «tantissimi posti di lavoro» in un paio di regioni che probabilmente sperano più in opportunità reali che in annunci e proclami da campagna elettorale. Ma non temete: ci pensano Webuild, Parsons, Edison Next e quell’immancabile broker assicurativo Marsh a ricordarci che ogni opera grandiosa ma immaginaria è soprattutto un incredibile affare per tutti quei consulenti che hanno disperatamente bisogno di missioni.
Il Presidente della società, Pietro Ciucci, è pure lui in vena di rassicurazioni: «Tutto è pronto per partire con gradualità». Tradotto in italiano corrente: non aspettatevi buldozer sotto l’ombrellone questa estate. Anzi, un occhio di riguardo agli espropri, che «verranno effettuati con la massima attenzione». E con indennizzi più generosi del solito – perché, si sa, meglio sedare le polemiche prima che i terreni.
Quando non si sa se ridere o piangere
La verità, cruda e poco glamour, è che mentre si fanno atti aggiuntivi, si rincorrono dichiarazioni epocali e si scattano ghostbusterfotografie ai faldoni, il Ponte rimane lui: il più legendario progetto fantasioso d’Italia. Un miraggio che torna a far capolino puntualmente in campagna elettorale, negli immancabili talk show e, udite udite, anche nei bilanci pubblici.
E se davvero, un giorno, dovesse partire – magari quando gli unicorni saranno di moda – siamo certi che sarà un capolavoro ingegneristico. Ma al momento, resta soprattutto un sontuoso monumento alla burocrazia visionaria italiana, applaudita da chi sa far parlare molto e costruire pochissimo.