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Finalmente le comunità energetiche che dicono di salvare il mondo: ecco il loro impatto “indelebile”

Sette edizioni e ancora non mollano: il Manifesto contro la povertà energetica, insieme al Banco dell’Energia, allarga il suo seguito fino a quasi cento organizzazioni, portando con sé la nobiltà delle intenzioni senza disdegnare un po’ di concretezza.

L’amministratore delegato di Edison, Nicola Monti, non perde l’occasione per ricordarci come la sua azienda sia saldamente nel cuore di questa battaglia, tanto da sedere nel Consiglio di amministrazione del Banco. Certo, da quando hanno iniziato, la strategia è cambiata: dal semplice aiuto immediate nell’aiuto per bollette impagate, si è passati a interventi più ambiziosi e a lungo termine.

Come esempio, Monti cita con dovizia di dettagli il lancio di ben quattro comunità energetiche solidali, nate grazie alla collaborazione con enti del Terzo Settore. E non stiamo parlando di nulla di piccolo: pannelli fotovoltaici installati e sistemi condivisi progettati per regalare sollievo duraturo a famiglie vulnerabili e organizzazioni sociali. Una sorta di “solidarietà tecnologica” per combattere quella piaga oscura che è la povertà energetica, fortunatamente sempre riconosciuta come una realtà persistente e urgente.

Ovviamente, l’AD non si limita a straparlare del passato: l’appello è chiaro. Per vincere questa partita, tutto il settore deve remare nella stessa direzione, mettere da parte le differenze e usare strumenti “efficaci e inclusivi”. Insomma, una dichiarazione d’intenti degna di un manuale di buone pratiche sociali, mentre il mondo reale aspetta di vedere se sarà davvero così.

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