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Finalmente svelato chi si nasconde dietro i rialzi: preparatevi alla sorpresa (o no)

Finalmente svelato chi si nasconde dietro i rialzi: preparatevi alla sorpresa (o no)

Aumenti in vista per la bolletta elettrica nel terzo trimestre del 2025: il conto per il consumatore vulnerabile nel regime di maggior tutela lievita dell’1,9%. Un’inezia? Non proprio, se consideriamo che a interessare circa 3 milioni di utenti che ancora si affidano a questa modalità “protetta”. Per chi è già nel mercato libero? Nessun problema: hanno tutto il diritto di tornare alla “maggior tutela” – una scelta che evoca più un salvagente che una vera alternativa.

Dietro questo aumento, c’è ovviamente la classica ricetta del rincaro: previsioni di prezzi all’ingrosso più alti, alimentate da una domanda che, guarda caso, segue la “stagionalità normale”. Tradotto: quando fa caldo o freddo, si consuma di più e – sorpresa! – si paga di più. Una favola che si ripete immancabilmente ogni anno.

Ma l’Arera (l’autorità “super partes” che decide queste magie) ci tiene a spiegare che il rialzo è anche dovuto ai “costi di capacità” aumentati nel periodo estivo, soprattutto a luglio: le ore più critiche per il sistema elettrico, quando la sete di energia raggiunge picchi insostenibili. Aggiungiamoci poi un incremento “delle partite economiche relative al servizio di dispacciamento”, che suona un po’ come un’altra tassa nascosta per garantire che la luce continui a brillare senza interruzioni.

Se ancora non vi era chiaro, la parte meno rilevante del prezzo in salita è attribuibile alla solita “revisione annuale” dei costi a carico degli esercenti che tutelano i clienti vulnerabili. Una frase che nasconde poco più di una consolazione per chi si ritrova con il portafoglio più leggero.

In sintesi, il totale della bolletta per chi resta sotto il regime di maggior tutela cresce dell’1,9%, trainato esclusivamente dalla spesa per l’energia stessa, mentre gli oneri di sistema – quegli ambigui balzelli che popolano gran parte della bolletta – rimangono immutati. Una conferma che la “maggiore tutela” protegge solo chi la esercita ancora, lasciando il resto del mercato libero di galoppare verso aumenti magari ancora più soddisfacenti.

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