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Fisco e 730 precompilato, i gemiti disperati dei commercialisti che ti dicono come fare

Fisco e 730 precompilato, i gemiti disperati dei commercialisti che ti dicono come fare

Nel 2024, più della metà degli italiani ha scelto di inviare il modello 730 usando la versione precompilata semplificata, un sistema che promette efficienza e facilità d’uso. Sembra quasi una rivoluzione digitale, se non fosse che il 42% di chi ha optato per questa modalità si è limitato ad accettare il documento così com’era, senza nemmeno mettere mano a una virgola. Tradotto in soldoni: 4 su 10 si affidano ciecamente a un modello che, a ben guardare, potrebbe contenere dimenticanze, errori o peggio, quei dettagli che portano a rimborsi sostanziosi.

Affidarsi al precompilato senza alcuna verifica è una vera e propria trappola dorata. Lo conferma chi, nel campo della fiscalità, vede quotidianamente gli effetti di questa fiducia mal riposta: la digitalizzazione aiuta, è vero, ma non elimina la complessità né assicura che tutto sia corretto o personalizzato secondo le specificità del contribuente. Quindi, chi pensa che il semplice clic su “accetta” sia sinonimo di comodità, potrebbe scoprire di aver perso soldi, o peggio, di aver commesso errori su cui poi pagherà pegno.

Giovanni Pizza e Fabrizio Pinci, due esperti di BonusX, una startup che si definisce social e innovativa, spiegano senza mezzi termini:

“Il precompilato ha reso più facile la procedura, ma non ha spazzato via le insidie. Mancano quelle spese che fanno davvero la differenza sui rimborsi, manca chi possa valutare il tutto con competenza, manca la personalizzazione vera. Bisogna far capire alle persone che non basta un clic apparentemente semplice, serve un’occhiata critica per prendersi il rimborso giusto, senza ansie ma con consapevolezza.”

In pratica: accettare il 730 così com’è può voler dire rinunciare, spesso senza rendersene conto, a centinaia o persino migliaia di euro di rimborsi per spese mediche, scolastiche o di ristrutturazione che il sistema non porta automaticamente in conto o che richiedono un intervento manuale. E poi, c’è il fattore fretta o inesperienza che fa il resto: omissioni di redditi, inserimento errato di familiari a carico, calcoli sbagliati o bonifici fatti nel modo non corretto. Un vero campo minato, insomma.

Pensate che anche un semplice errore come usare un bonifico ordinario al posto di quello “parlante” – sì, quello che serve per certificare la natura della spesa – può cancellare tutta la detrazione fiscale. Non solo si perde la detrazione, ma si rischia di fornire dati inesatti che potrebbero scatenare controlli e richieste di recupero da parte dell’Agenzia delle Entrate. Ma, nella più classica delle beffe, capita anche di pagare tasse che invece non spettavano. Tutto questo per aver ciecamente accettato la comodità senza verificare nulla.

E se pensate che “tanto dov’è il problema”, sappiate che le multe per errori o inesattezze nella dichiarazione partono da 250 euro e possono schizzare fino al 240% dell’imposta non versata, come prevede la legge. Un importo che rende l’idea del valore di un controllo serio e attento.

Fabrizio Pinci puntualizza con freddezza:

“Con un sistema fiscale dove ogni dettaglio conta, trascurare la verifica è come giocare a roulette russa con i propri soldi. Una dichiarazione presentata senza riflettere può trasformarsi in un’occasione buttata o, peggio, in un gran bel problema da risolvere.”

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