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Fitch riduce le previsioni di crescita globale: quali nazioni subiscono maggiormente l’impatto dei dazi

La sforbiciata di Fitch sulle previsioni del Pil mondiale arriva come una doccia fredda, inondando il panorama economico di preoccupazioni. Nel suo ultimo aggiornamento del Global Economic Outlook, l’agenzia non si è trattenuta: ha ridotto la crescita globale del 2025 di ben 0,4 punti percentuali. Una discesa dell’asticella che ci porta a una crescita globale sotto il 2% quest’anno, un livello a dir poco preoccupante, il più basso dal 2009, a parte i terribili strascichi della pandemia.

È l’italia a fare peggio?

E non basta; la sforbiciata riguarda anche l’Italia, che riceve un trattamento speciale con una diminuzione della previsione di crescita di 0,1 punti. La previsione per il 2025? Un misero +0,3%. Ma non è finita qui, perché per il prossimo anno si prevede un Pil di +0,6%, il che fa sembrare quasi ottimistica la previsione rispetto alla disastrosa realtà in cui ci troviamo. L’Italia si arrampica, ahimè, tra le economie avanzate, eppure continua a mostrare una crescita tra le più basse, a parte la Germania, che quest’anno galleggia in recessione con un -0,1%, per poi promettere un rimbalzo nel 2026 a un sorprendente +1,1%, quasi a suggerire che la stabilità sia un miraggio per noi.

Inflazione e disoccupazione: la danza dei numeri

Fitch non è tenera neppure con le nostre prospettive inflattive: prevedono un aumento leggero nel biennio, con l’inflazione prevista a 1,7% quest’anno e 1,8% nel 2026. E mentre i dati sulla disoccupazione indicano un calo esemplare — rispettivamente al 6,3% e 6,2% — ci si chiede se queste cifre siano davvero un segno di ottimismo o se nascondano solo la stagnazione.

Poi, per un tocco finale, c’è la questione dei tassi d’interesse, che secondo le stime di Fitch rimarranno all’1,50%, con la promessa di 4 tagli da 25 punti base della Eurotower. Ma chi è che si illude? Questa apparente manovra di alleggerimento non fa altro che mascherare la realtà di un sistema economico che arranca malamente e continua a promettere molto e mantenere poco.

Un futuro di speranza o solo illusioni?

Che si tratti di riforme fallite o di promesse sistematicamente disattese, il quadro complessivo risulta sempre più chiaro. Gli altri paesi sembrano gestirsi meglio: è il caso di osservare Francia e Spagna, che, con politiche più oculate, offrono un esempio di come si possa prosperare. E noi? A questo punto, sarebbe auspicabile che chi ci governa ascoltasse voci esperte e non solo i suoni pieni di vuoto delle conferenze stampa.

Il futuro? Ecco un’idea: cosa ne direste di una pianificazione economica che non si limiti a rispondere alle emergenze, ma che affronti attivamente le cause? Certo, è una battuta ironica considerato quanto sia stata trascurata la questione. Ma, in fondo, siamo abituati, non è vero? La realtà si ripete: promesse che non si traducono mai in azioni reali.

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