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Formazione a sorpresa: Amazon lancia borse di studio per studentesse Stem, perché l’innovazione ha finalmente un sesso

Amazon continua a spacciare il suo impegno nel promuovere l’istruzione femminile nelle discipline STEM – quelle discipline inglesi che suonano fighissime: Science, Technology, Engineering and Mathematics – con la settima edizione del programma Women in Innovation. Perché nulla dice “uguaglianza” come un colosso del retail che dà qualche borsa di studio e due consigli professionali alle fanciulle più brillanti, giusto? Un’occasione, si direbbe, per coltivare una nuova generazione di donne leader nel tecnologico-scientifico, tra incenso, mentoring e contributi annuali da 6.000 euro.
L’edizione 2025 vanta una rosa di vincitrici escogitate con puntiglio: Giorgia Orrù, studentessa di Ingegneria Elettronica, Informatica e Telecomunicazioni all’Università di Cagliari; Giorgia Spanò, dal Politecnico di Milano con specializzazione in Ingegneria Digitale; Fabiana Curzietti, dall’Università di Napoli Federico II; Adriana Grippi dell’Università di Palermo; Aurora Litardi da Roma Tor Vergata; e Jana Ehab Mohamed Salaheldin Mahmoud che frequenta il Politecnico di Torino. Chissà chi sarà la fortunata maga della tecnologia dalla Università di Catania, che scopriremo presto. Ogni eletta riceverà una borsa triennale con 6.000 euro all’anno e la compagnia di una manager Amazon, che non solo sarà la loro mentore ma, immancabilmente, la loro guida spirituale nel viaggio verso un futuro pieno di codici e circuiti.
Rita Malavasi, capo delle Relazioni Istituzionali di Amazon.it, ha tracciato il nobile scopo del programma: “Con Women in Innovation vogliamo davvero mettere all’opera il talento femminile nelle STEM, colpendo di striscio quel povero gap di genere che resiste imperterrito nella tecnologia e nell’innovazione. Diamo alle ragazze qualcosa di concreto: borse, mentor, strumenti – roba da far fiorire competenze, idee e passioni, tanto per dire”.
Ma non finisce qui. Rita ci tiene a sottolineare come non basti solo vedere queste studentesse diventare bravi professionisti, no no, devono diventare – udite udite! – “promotrici e ispiratrici” per la prossima leva di aspiranti signore della tecnologia italiana, perché altrimenti, che senso avrebbe tutto questo teatrino?
Il programma, apparso dal nulla nel 2018, ha già sfornato 33 vincitrici in Italia, quelle di quest’anno comprese. A quanto pare, il suo scopo è quello di arricchire gli studi universitari di queste giovani menti e – miracolo! – fungere da trampolino verso carriere che normalmente faticano ad aprirsi per le donne nel tecnologico. Un modello tanto utile quanto probabilmente necessario in un mondo dove le quote rosa in STEM sembrano l’ultima frontiera (#verità).
Per farvi un esempio a tema “happy end”, c’è la storia di Jihad Founoun, vincitrice della quarta edizione per il Politecnico di Milano, che ora sta battendo le strade di un prestigioso programma internazionale. Parliamo di opportunità reali o di storytelling ben confezionato? A voi il giudizio, mentre il sistema continua a dispensare borse e promesse tra una slide su una startup e un altro codice binario.
Ah, la meravigliosa doppia laurea magistrale in Data Science tra il Politecnico e il KTH di Stoccolma. Obiettivo? Oh, niente di meno che diventare esperti di sistemi di raccomandazione e, ovviamente, rivoluzionare la ricerca nel settore. Perché basta una laurea per diventare un guru del futuro digitale, vero?
Prendiamo ad esempio Elisa Cacace. Ha vinto la borsa nel lontano 2022 a Roma Tor Vergata e, dopo una laurea in Ingegneria Informatica, ha scelto stranamente il mondo del lavoro come sviluppatrice software. Ma non ha certo abbandonato gli studi: eccola ancora lì, diligente, impegnata nei suoi studi magistrali come se il lavoro non bastasse. Complimenti per la stamina, davvero.
Non è da meno Beatrice Proietti, trionfatrice nel 2023 sempre per Tor Vergata, che ci regala una perla di saggezza:
“La mentorship è stata fondamentale: mi ha aiutato a chiarire i miei obiettivi e a capire meglio come affrontare il futuro nel mondo della tecnologia”.
Beh, chi avrebbe mai detto che avere qualcuno che ti spiega la vita nel mondo tech potesse essere così cruciale? Altro che genio innato, servono pure le bacchette magiche dei mentori!
Women In Innovation: l’altruismo alle stelle, con un occhio al marketing
Questa splendida borsa di studio, chiamata Women In Innovation, nasce per sostenere giovani studentesse nel mondo STEM – sì, perché lo sputtanamento delle donne in ambito scientifico è sempre una gran battaglia da combattere, ne convengono tutti. E chi meglio di Amazon può farsi paladino di questa giusta causa, inondandoci con il suo immenso senso del dovere?
Nel 2024, Amazon ha annunciato con un entusiasmo degno di nota di voler formare 200.000 studenti e studentesse in STEM entro il 2026 in Italia. Eh sì, mica uno scherzo, un vero e proprio esercito di futuri professionisti digitali, messi lì per salvare il mercato del lavoro sempre in evoluzione (o forse in confusione cronica).
Quali sono le preziose iniziative che fanno parte di questo grandioso progetto? Ve le riassumo così, a beneficio di chi ama il futuro senza troppi sbattimenti:
– Amazon Future Engineer, il sacro graal dell’accesso gratuito a risorse formative STEM, perché educare è bello, ma gratis è meglio.
– AWS re/Start, in collaborazione con la scuola di coding Develhope, un tentativo molto lodevole di combattere la disoccupazione giovanile, soprattutto nel meridione, offrendo corsi gratuiti di formazione sul cloud. Magari così qualcuno smette di mandare curriculum a vuoto.
– E infine una serie di altre iniziative targate AWS, con particolare attenzione a Cloud, Intelligenza Artificiale e Machine Learning, come AWS Academy e AWS Educate. Perché se non impari queste tre parole magiche, sei già fuori dal gioco.
Insomma, un panorama roseo e pieno di promesse da parte dell’industria tecnologica, che si mostra come benefattrice del sapere, pronta a forgiare menti brillanti e a garantire un futuro lavorativo scintillante. Peccato che dietro a tanta generosità ci sia sempre il sottile retrogusto dell’interesse economico e della costruzione dell’ennesimo ecosistema chiuso e controllato, ma non ditelo troppo in giro.