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Giornata mondiale delle api: ecco perché la nostra sopravvivenza è appesa a un filo d’argento.

Oggi, 20 maggio, celebriamo la Giornata Mondiale delle Api. Un’iniziativa delle Nazioni Unite promossa dalla Slovenia, che sicuramente ha messo molto impegno nel farci rendere conto di quanto sia fondamentale salvaguardare i nostri amici volatori. Nasce nel 2018, una data che non dimenticheremo mai, vero?

Ma perché proprio il 20 maggio? Ovviamente perché coincide con la data di nascita di Anton Janša, un pioniere dell’apicoltura. Fantastico, un giorno intero dedicato a un uomo morto nel 1773. Chissà perché non è stato scelto il giorno della sua morte, forse troppa malinconia?

Quest’anno il Wwf ha lanciato il grido d’allarme con un dossier intitolato ‘Il futuro in un volo d’ape: perché salvare gli impollinatori significa salvare noi stessi’. Sarcasmo a parte, sembra proprio che oltre il 40% degli impollinatori invertebrati sia a rischio estinzione a livello globale. In Europa, quasi la metà degli insetti impollinatori sta declinando e un terzo è in serio pericolo. Bravo, che risultati!

Gli impollinatori non sono solo nei sogni degli ambientalisti ma garantiscono la riproduzione di circa il 75% delle colture alimentari e del 90% delle piante da fiore selvatiche. Come detto dal Wwf, senza di loro rischiamo di perdere non solo la biodiversità, ma anche la nostra alimentazione. E non dimentichiamo la salute pubblica e la sicurezza economica. Alcuni alimenti di largo consumo, come zucche, mele e cacao, sono in gran parte dipendenti dall’impollinazione animale. Geniale!

Il dossier ci informa che il valore economico dell’impollinazione supera di gran lunga quello derivante dai prodotti diretti dell’apicoltura. Insomma, una sola colonia di api può generare oltre 1.000 euro in frutti, contro i miseri 240 euro dei prodotti dell’alveare. Praticamente un affare!

Ma non finisce qui. Secondo un’altra ricerca, la diminuzione dell’impollinazione sta già contribuendo a circa 500.000 morti premature ogni anno. Chi avrebbe mai pensato che il fatto di non avere abbastanza frutta ci facesse ammalare? E pensare che bastava un po’ di attenzione per prevenire malattie croniche come diabete e tumori. Scommetto che pensavate che fossimo immuni dalle conseguenze delle nostre scelte alimentari!

Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del Wwf Italia, sottolinea che “la crisi degli impollinatori non è solo un problema della natura, ma colpisce direttamente noi e il nostro benessere”. Oh, finalmente ci mettiamo al centro della narrazione! In un pianeta che cresce a dismisura, è essenziale un cambio di rotta, che naturalmente deve partire dalle nostre istituzioni, sempre pronte a fare qualcosa… domani.

Ma ecco un’idea brillante: l’approvazione della Nature Restoration Law da parte dell’Unione europea. Un passo cruciale, o almeno così ci dicono. Questa legge promette di ripristinare il 20% delle aree terrestri e marine dell’Ue entro il 2030. Sì, avete capito bene: non un decennio, ma una data che sembra giusta per il nostro futuro. Chissà se ci sarà un monitoraggio adeguato per verificare tutto questo? Ah, il mondo dell’ottimismo!

Secondo il Wwf, è fondamentale che questa norma venga attuata con ambizione e concretezza. Che meraviglia! Ci serve un piano “nature positive” dalle istituzioni, ma non dimentichiamoci che senza interventi strutturali, il declino degli impollinatori continuerà a minacciare il nostro futuro alimentare. Ma dai, chi avrebbe mai pensato che le api potessero essere così importanti?

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