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Governo in azione: come salvare un settore sempre più in crisi (senza fare troppo rumore)

Secondo Claudio Durigon, sottosegretario di Stato al Lavoro, l’Italia ha passato troppi anni senza un orientamento chiaro e mirato per il lavoro dei giovani, ma l’economia del mare potrebbe rivelarsi il propulsore che finalmente sveglierà il settore offrendo numerose opportunità di sviluppo e crescita.
L’intervento di Durigon è arrivato in occasione della giornata finale della quarta edizione del Summit Nazionale sull’Economia del Mare – Blue Forum, tenutosi presso la sede di Unioncamere a Roma. Con l’immancabile ottimismo da palcoscenico, ha spiegato come il governo si mostri attento agli input provenienti dal mondo imprenditoriale, che spesso denuncia con fondata allegria i tanti vincoli europei capaci di strozzare le attività nazionali.
Non si tratta di un dettaglio: questi vincoli, così spesso citati come il nemico pubblico numero uno, impediscono un’azione decisa da parte del governo. Tuttavia, in un esercizio di diplomazia che definire “realistica” è un eufemismo, Durigon ha chiarito che si dovrà trovare il modo di aggirare queste barriere per “portare a casa” regole europee più favorevoli.
In sostanza, l’economia del mare in Italia è un settore che già gode di una certa forza, ma secondo il sottosegretario – e a quanto pare questo concetto va ribadito per convincere – ha un potenziale di crescita che non va affatto sottovalutato. Un modello italiano, continua lui, che gode di riconoscibilità internazionale e che merita, guarda un po’, di essere spinto sempre più avanti.
Eccoci dunque, ancora una volta, di fronte al ritornello classico: giovani senza prospettive, un settore potenzialmente esplosivo ma frenato da normative europee troppo rigide, e un governo che “ascolta” e “guarda” con attenzione, ma il cui atteggiamento pratico resta avvolto in una nebbia di buoni propositi e attese diplomatiche.
Insomma, non resta che attendere che queste virtuose intenzioni si traducano finalmente in azioni concrete e tangibili, che diano davvero un futuro ai giovani e al mare italiano, senza più scuse europee né litanie di vincoli insormontabili.