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Grazie ai sindaci di Milano e Rho e alla regione Lombardia

“Ringrazio i sindaci di Milano e Rho, e tutta la macchina comunale. È con loro che Arexpo, come attuatore pubblico di Mind, si confronta”. Questa affermazione dell’amministratore delegato di Arexpo, Igor De Biasio, è un esempio perfetto di come il linguaggio politico possa apparire come un guazzabuglio di buone intenzioni e promesse senza sostanza. Inaugurando il cantiere del primo studentato del futuro campus dell’Università Statale di Milano, si assiste a un altro esempio di retorica che sfiora l’assurdo: “Ho trovato sempre persone pronte a risolvere problemi”. Davvero?

Soluzioni che non arrivano mai?

La vera domanda è: “Quali problemi si sono effettivamente risolti?” Le lodi infuse da De Biasio sulla cooperazione tra i vari enti sembrano nascondere le numerose inefficienze che la pubblica amministrazione ha dimostrato nel tempo. Si parla di “dialogo continuo” con la Regione Lombardia, ma la realtà è spesso ben diversa. Mentre si esprimono parole di gratitudine e riconoscenza, i cittadini lamentano spesso una mancanza di risultati tangibili. È così che il dialogo sembrerebbe essere più un monologo, un modo elegante di descrivere l’inerzia burocratica.

Contributi nel tempo, come quelli di Roberto Maroni e Attilio Fontana, fanno credere a una reale proattività, ma dove sono le opere pubbliche promesse? Gli affetti a progetto svaniscono nel nulla, mentre i finanziamenti sembrano più un’illusione che sostanza concreta. La retorica di un ambiente “estremamente propositivo e costruttivo” suona come un mantra ripetuto, incapace di camuffare l’assoluta inefficacia dei risultati ottenuti.

Un circolo vizioso di promesse

Le parole di De Biasio servono a costruire un’immagine di armonia e progresso mentre, nei fatti, il sistema sembra sempre più ingolfato. Le promesse di un futuro migliore si scontrano con la realtà di un presente stagnante, in un balletto in cui i cittadini si vedono danzare attorno a piani che non si concretizzano mai. Potremmo immaginare riforme che finalmente portino a un cambiamento reale, ma abbiamo già imparato che ogni “riforma” promettente svanisce come fumo nell’aria.

Anche se i discorsi rimangono ottimistici e pieni di buone intenzioni, il risultato è che rimaniamo incatenati a una burocrazia che sembra solo collezionare scuse e non soluzioni. Possiamo solo sperare che, in un futuro non troppo lontano, le parole si trasformino finalmente in azioni significative. Ma tra fiumi di elogi e la mancanza di risultati, è lecito chiedersi: fino a quando continueremo a scivolare sugli stessi problemi senza mai affrontarli davvero?

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