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Henkel si lancia a capofitto nel clima: un’altra promessa Net-Zero da non prendere troppo sul serio

Henkel si lancia a capofitto nel clima: un’altra promessa Net-Zero da non prendere troppo sul serio

Prendendo come esempio il 2017, nel 2024 Henkel ha raggiunto la straordinaria “impresa” di ridurre del 64% le emissioni di CO2 per tonnellata di prodotto. Ma aspettate, c’è di più! Ha anche aumentato del 47% l’acquisto di energia rinnovabile, come se fosse una gara a chi spende di più per essere virtuoso. E non contenta, ha ridotto del 23% il consumo di acqua e del 39% i rifiuti generati per tonnellata. Davvero, lo si potrebbe paragonare a un grande risultato, se non fosse che tutti questi numeri sono stati confrontati con un anno di riferimento scelto a caso — il 2010 — quasi come se avessero recuperato un proprio smartphone di qualche anno fa e avessero deciso di confrontare i progressi di oggi con i selfie di quando erano giovani e spensierati.

Nel suo Rapporto di Sviluppo Sostenibile del 2024, Henkel, dopo ben 33 edizioni, sembra finalmente aver deciso di allinearsi ai requisiti della nuova direttiva dell’Unione Europea sulla rendicontazione dello sviluppo sostenibile. Oh, ma che innovazione! Quasi come se il fatto di seguire le tendenze aziendali fosse una cosa da usare come un badge d’onore. Perché, si sa, un’azienda è davvero sostenibile solo quando ha un bel foglio di carta che lo attesta, giusto?

Con la sua magnifica roadmap Net-Zero, Henkel ha deciso di esprimere impegno per il clima con obiettivi così ambiziosi che potrebbero convincere pure il riscaldamento globale a mettersi in ferie. Prevedono una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2045. Ottimo, ma nel frattempo, perché non mettere anche un limite di spesa per ogni nuovo progetto? Ma almeno la loro riduzione del 20% nel 2024 rispetto al 2021 è una gran bella medaglia da appendere, visto che sono probabilmente i soli a credervi.

true che Mara Panajia, presidente e amministratore delegato di Henkel Italia, sappia bene come usare il linguaggio del marketing. Ha spiegato che “la roadmap ci pone in prima linea nella trasformazione indispensabile per fronteggiare la crisi climatica”. Sarà pure così, signora Panajia, ma non sarebbe ora di smettere le giacche da presentatore e mettere piuttosto le mani in pasta ? A quanto pare, Henkel non ha intenzione di fermarsi: stanno lavorando alla transizione energetica dei siti produttivi come se fosse il loro hobby del weekend.

Ah, e parlando di economia circolare, Henkel ha investito quantità ingenti nella progettazione sostenibile dei loro packaging, con l’89% di essi riciclabile. Fantastico, e dato che il restante 11% è per clienti che adorano la plastica vergine, saranno contenti di sapere che l’obiettivo è il 30% di plastica riciclata entro il 2025. Ma chi ha bisogno di fretta, giusto?

La parità di genere è l’altro grande cavallo di battaglia di Henkel. La presenza femminile è aumentata in tutte le aree, portando la quota di donne nel management al 42% a livello globale e al 40% in Italia. Perché si sa, la parità non è un traguardo, ma un concorso per vedere chi fa meglio la figura. Ma ora, con la certificazione Uni Pdr 125:2022, Henkel Italia ha dimostrato di avere l’abilità di creare un ambiente di lavoro ‘equilibrato’. Ottimo, ora basta costruire una struttura di aree gioco per far giocare le mamme e i papà, no? Ma non preoccupatevi, i neopapà stanno già affollando il nuovo programma di congedo parentale neutro. Sì, perché dar loro otto settimane di libertà dal lavoro è chiaramente il modo migliore per risolvere la crisi della paternità.

Il risultato? Dato che il mondo si sta ancora chiedendo come si possa aumentare la responsabilità sociale, Henkel ha visto un incremento del 30% di uomini e del 35% di donne che hanno sfruttato il programma. Sì, in Italia, solo 12 neopapà si sono sentiti ispirati. Ma chi ha bisogno di numeri strabilianti quando puoi lanciarti in una dichiarazione ricca di buone intenzioni, giusto?

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