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I giovani e la loro sorprendente fiducia nelle relazioni a distanza: ma davvero?

“I giovani tra i 18 e i 35 anni credono profondamente nelle relazioni di prossimità, in particolare nella famiglia, negli amici e nella generazione più anziana dei nonni. Si affidano a questo tipo di relazioni per qualunque cosa”. Questo straordinario annuncio è arrivato da Emiliana Mangone, professore ordinario di Sociologia dei processi culturali all’Università degli Studi di Salerno, che ha illustrato i risultati di una ricerca condotta per una fondazione che tutti conoscono solo di nome e presentata nella Sala Polifunzionale della presidenza del Consiglio. Ma chi avrebbe mai pensato che i giovani si fidassero di qualcuno, in particolare di chi ha visto più cose nella vita? Un vero colpo di genio!
Mangone ha voluto farci sapere che il dato economico non è il principale freno alla genitorialità: “Quando decidono di voler mettere al mondo un figlio, lo fanno perché sono pronti e vogliono assumersi la responsabilità, al di là degli aspetti economici. Il campione che abbiamo considerato mostra che il 60% già lavora, quindi ha un’entrata economica sufficiente per poter vivere e mantenere un figlio”. Che sorpresa! Chi avrebbe mai pensato che i giovani potessero lavorare e guadagnare? E ora, con una carriera lucente di fronte a loro, da dove viene questa incredibile riluttanza a riprodursi?
Secondo la sociologa, il vero nodo è il sistema di fiducia in cui i giovani si muovono: “La famiglia di origine diventa l’elemento di supporto, perché è dentro questa rete fiduciaria che loro si lancerebbero, se così possiamo dire, nel mettere al mondo un figlio. E questo al di là delle questioni economiche e degli interventi pubblici, che conoscono e considerano, ma che non sono determinanti nella scelta”. Ah, che riflessione profonda! Perché chi non si fiderebbe di un sistema familiare che è sopravvissuto a generazioni di conflitti e dinamiche tra parenti? Naturalmente, è completamente irrilevante se colui che ti sostiene ha chiuso la sua carriera di vita con il classico “il mondo è cambiato” mentre si lancia nel culto della prossimità. Ma d’altra parte, chi ha mai detto che le scelte di vita siano razionali?