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IAG festeggia un magro +35,4% di profitti operativi come se avesse scoperto l’America nel secondo trimestre

Chi avrebbe mai detto che un gigante del volo avrebbe saputo volare così in alto, nonostante qualche tempesta in volo? IAG, la holding che governa con pugno di ferro i cieli di British Airways, Iberia, Air Lingus e Vueling, ha stupito gli analisti segnando profitti operativi nel secondo trimestre con un balzo del 35,4%, passando da 1,241 miliardi a 1,68 miliardi di euro. Tutto merito – o forse per una combinazione fortunata – del calo del prezzo del carburante, un dollaro da acchiappare al volo (debole, ovviamente) e una domanda robusta come non mai.
Il fatturato non si è fatto pregare e ha chiuso in crescendo del 6,8%, toccando 8,862 miliardi di dollari contro gli 8,295 dello scorso anno. A stupire è il giro d’affari legato ai passeggeri, salito del 4,9%, ma tenetevi forte: il numero di passeggeri trasportati ha fatto un passo indietro, calando dello 0,8% a 31,6 milioni. Insomma, meno persone, ma che rassicurano con portafogli aperti.
Tralasciando i dettagli cosmetici, ecco il quadro geografico che fa tanto “consultazione statistica”: il mercato Nord Atlantico perde l’1,6% dei passeggeri con 3,6 milioni trasportati, l’Europa scende appena dello 0,2% portandosi a 16,763 milioni, mentre la Spagna langue col -2,5%. Chi invece tira un sospiro di sollievo è il Sud America, roccaforte di Iberia, che registra un +0,9% con 1,7 milioni di passeggeri, seguito dall’Asia che si gode un misero +1,1%. A Borsa la holding ha dribblato le nuvole salendo del 3% e stracciando il mercato con un +28% da inizio anno. Non male per un settore il cui countdown sembrava destinato a spegnersi.
Parliamo di profitti? Tutte le compagnie del gruppo sorridono tranne una, la piccola ribelle Vueling, che ha visto il suo risultato operativo scivolare a 95 milioni di euro, colpa di un mercato europeo che sembra esserle ostile, mentre quello domestico fa da paracadute. La regina British Airways sventola un guadagno di 824 milioni di sterline, Air Lingus riga dritto con 80 milioni di euro e Iberia non scherza con 564 milioni di euro.
Non tutto però fila liscio nell’impero del volo. IAG ammette di aver ridimensionato le previsioni di crescita della capacità per l’anno in corso. A fare il guastafeste sono problemi con la disponibilità degli aerei e – ridete pure – i soliti disguidi nel controllo del traffico aereo. Da un’ottimistica crescita del 3% si scende dunque a un più misero 2,5%.
Nel mirino, spiccano i motori capricciosi dei 787 Dreamliner di British Airways, quei gioiellini high-tech messi a terra per manutenzioni infinite che stanno facendo impazzire gli ingegneri. Il ricco coefficiente di riempimento – il cosiddetto load factor – perde quota e si ferma all’84,1% nel primo semestre, abbassandosi rispetto all’85% dell’anno prima. In pratica, aerei un po’ più vuoti ma profitti più pieni, un curioso paradosso da alta quota.