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Il fondo delle nuove competenze: un altro gioco di parole per illudere?

Il fondo delle nuove competenze: un altro gioco di parole per illudere?

“Abbiamo fatto passi da gigante nella rivitalizzazione professionale, specialmente nei settori tecnologici avanzati e nei servizi per le persone. Con una spesa di 700mila euro, migliaia di percorsi formativi sono stati finanziati in aziende di ogni dimensione. Tuttavia, la domanda ha superato il budget di ben il 40%, confermando il successo di questo strumento, creato per soddisfare le esigenze delle imprese.” Che meraviglia! Chi avrebbe mai pensato che avremmo potuto spendere così tanti soldi per formare persone in un momento in cui le aziende vogliono formare i propri dipendenti?

La frase di Romano Benini, esperto del Ministero del Lavoro, a margine del Net Forum di Capri, evento fantastico sulle politiche attive del lavoro, formazione e sviluppo, che sembra avere come sponsor principale la disponibilità di soldi pubblici, è un chiaro segnale di come riqualificare i lavoratori sia la cosa migliore da fare. Ma mi chiedo: perché non abbiamo pensato a questo prima? Il fondo, pare, ha già coinvolto migliaia di aziende e lavoratori con corsi formativi innovativi – che, ovviamente, sono costati un occhio della testa!

“Formare gli occupati è il modo migliore per aggiornare le competenze richieste dal mercato.” Sì, certo! E perché non ho pensato di farlo anche io? Dobbiamo tornare a essere protagonisti, afferma Benini, mentre le nuove tecnologie avanzano a passi da gigante, e l’intelligenza artificiale diventa sempre più una realtà da abbracciare, ovviamente senza perderci d’animo e senza dimenticare di rispondere alle esigenze del sistema produttivo.

Ah, e non dimentichiamo l’innovazione! Tra le meravigliose novità del Fondo c’è la possibilità per le aziende di utilizzare i fondi per formare anche i disoccupati che intendono assumere. Chiaramente, questo ha coinvolto oltre 7.000 nuovi occupati. Bravo, Benini! Ma potremmo forse chiederci: cosa succede ai disoccupati che non rientrano nei piani di assunzione delle aziende?

Ma non finisce qui! Benini ha anche toccato il tema scottante del divario di competenze tra diverse aree del Paese. Non ci rende forse questo paese singolarmente arcaico, con le regioni del Sud e le aree interne alle prese con gli stessi problemi di sempre, mentre il Nord sembra correre spedito come un treno? “È fondamentale adottare un approccio territoriale che favorisca il riequilibrio delle opportunità formative”, ha sentenziato con fare risoluto, auspicando politiche attive per colmare i divari che, chiaramente, nessuno ha risolto fino ad ora e continueranno a esistere come l’aria che respiriamo.

In conclusione, è fantastico vedere come le politiche formative lunari vengano sbandierate come soluzioni miracolose. Sì, certo, l’importante è spendere soldi e proclamare successi. Che meravigliosa strategia. Bravi, continuate così!

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