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Il governo spagnolo dice sì alla coppia Bbva-Sabadell ma ordina pausa di riflessione di tre anni sulla fusione

Il governo spagnolo dice sì alla coppia Bbva-Sabadell ma ordina pausa di riflessione di tre anni sulla fusione

Il Governo spagnolo dice sì alla fusione tra Bbva e Banco Sabadell ma solo a modo suo, con nuove condizioni che sembrano più un regolamento di conti che una strategia economica.

Il consiglio dei ministri guidato da Pedro Sánchez ha dato il via libera all’operazione bancaria più chiacchierata del momento, ma a patto che per almeno tre anni – prorogabili a cinque, perché non farsi soldi in più da buoni burocrati? – Bbva e Banco Sabadell mantengano separate personalità giuridica, patrimoni e gestioni. Una specie di matrimonio alla Tata che non può toccarsi né mescolare i risparmi nemmeno per gioco. Il ministro dell’Economia, Carlos Cuerpo, ha spiegato che questo “consente autonomia nelle attività” delle due banche, come a dire: “Sì, vi lasciamo sposare, ma ognuno dorme nella sua stanza.”

Ora la palla passa al board di Bbva, che dovrà decidere se gettare la spugna o perseverare in questa love story complicata, lanciata più di un anno fa. Le nuove condizioni non solo dilatano i tempi, ma rischiano pure di farsi sentire nel portafoglio: alcune sinergie attese potrebbero evaporare più in fretta dell’entusiasmo di un adolescente messo a letto presto.

Il presidente di Bbva, Carlos Torres Vila, aveva già lasciato intendere che in caso di diktat del governo non esclusa la strada del ricorso legale. Dopotutto, da Bruxelles arrivano segnali poco amichevoli verso questa ingerenza. Quindi, più che una fusione tra banche, sembrerebbe una partita a scacchi in cui il governo spagnolo esercita il ruolo di arbitro, padrone e spettatore allo stesso tempo.

In effetti, la storia suona familiare: ricorda molto quel balletto italiano tra UniCredit e BancoBpm, con tanto di polemiche, tirate d’orecchie e potenziali ricorsi. Se Bbva deciderà di mollare la presa, sarà solo per allinearsi agli umori del governo, sacrificando ambizioni e forse un bel po’ di utili sull’altare della politica.

Non che questa ostilità politica fosse una sorpresa. Già da quando la fusione era stata annunciata nel maggio 2024, diversi ministri avevano alzato il muro, denunciando rischi di creare un oligopolio bancario. Unione che frutterebbe una fetta di mercato attorno al 25%, una voragine piena tanto quanto quella di Caixa Bank e Banco Santander, le altre due grandi incomode del settore.

Ma il tocco più grottesco è arrivato dal Ministero dell’Economia, che ha pensato bene di aprire una consultazione pubblica a tappeto: tutti i cittadini spagnoli – non solo addetti ai lavori, clienti o dipendenti bancari – sono stati invitati a dare il loro saggio parere. Come se il verdetto di un elettorato casuale fosse il miglior termometro per una mega-operazione finanziaria.

Insomma, tra paletti, ricorsi minacciati e consultazioni popolari, questa fusione somiglia sempre di più a una soap opera dove i veri protagonisti sembrano essere gli interessi politici più che quelli economici. E intanto, le banche aspettano, i mercati si agitano e i cittadini… beh, quelli probabilmente continuano a chiedersi chi davvero comandi in questa partita a dadi.

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