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Il grande esodo elettrico: come Musk è riuscito a far odiare Tesla perfino ai suoi fan più devoti

Il grande esodo elettrico: come Musk è riuscito a far odiare Tesla perfino ai suoi fan più devoti

Quando pensi che una rivoluzione verde guidata da un imprenditore visionario non possa deragliare, basta guardare Elon Musk per ricredersi. Invece di diventare il simbolo del cambiamento, è riuscito nell’impresa opposta: trasformare Tesla in un marchio da cui persino i più fedeli proprietari scappano a gambe levate. Altro che fedeltà al brand: le permute record di veicoli Tesla parlano chiaro. Il declino non è solo numerico, è ideologico, ed è tutto merito del “genio” di Musk.

Quando anche i fan iniziano a vomitare il marchio

L’1,4% delle permute totali a metà marzo sono Tesla. Un numero che, letto senza contesto, potrebbe sembrare un traguardo. In realtà è una condanna a voce alta. Rispetto allo 0,4% dell’anno scorso, è un segnale chiaro: il disgusto è in aumento. E non serve nemmeno aspettare fine mese per vedere dove si andrà a parare. Gli analisti già prevedono che sarà il dato mensile più alto mai registrato da Edmunds. Non un applauso: un funerale anticipato alla lealtà verso Musk.

La farsa del visionario diventato consigliere del caos

Musk, nel frattempo, gioca a fare il consigliere presidenziale per Trump, a capo del Dipartimento di Efficienza Governativa. Efficienza? Peccato che tra i suoi primi successi ci siano tagli ai programmi umanitari e licenziamenti federali. Complimenti davvero. E mentre gli showroom Tesla vengono vandalizzati, lui si gode il potere politico. I cittadini, però, hanno capito. Le Tesla Takedown si moltiplicano e i social sono pieni di ex fan che pubblicano video mentre si liberano delle loro amate auto elettriche. Brand loyalty? Deceduta.

Dalle stelle alla svalutazione: la fine di un sogno a quattro ruote

Nel frattempo, le Tesla usate si deprezzano come vecchie lavatrici. Insieme a Ford, Kia e Hyundai, il crollo del valoreè evidente, ma in Tesla il tonfo è accompagnato da una narrazione tragicomica: chi compra ora una Tesla usata sa già che domani varrà meno di un monopattino usato. Le permute invadono i concessionari e il mercato dell’usato Tesla si prepara a un’overdose di veicoli “visionari” in cerca di una seconda vita. Magari senza adesivi con scritto “Odio Musk”, come ha preferito evitare il signor Fred McKinney. Lui ha fatto una scelta più elegante: l’ha venduta con disprezzo.

La fedeltà al marchio? Crollata come le azioni

L’interesse verso nuove Tesla è ai minimi da due anni: 1,8%. A novembre era al 3,3%. Cosa è successo nel mezzo? Musk. O meglio: l’ossessione per il potere, le uscite pubbliche disastrose, l’arroganza da monopolista in crisi. Le azioni Tesla sono crollate quasi del 50% rispetto al picco di gennaio. E intanto Cybertruck, Model 3 e Model Yarrancano, incapaci di sostenere un marchio che si sta divorando da solo. Un’autodistruzione perfetta, degna del miglior sceneggiatore. Peccato che a pagare siano i clienti, non gli autori.

Chi ride? Le altre case automobilistiche

Nel caos generale, chi sta godendo? Le case concorrenti, ovviamente. Mentre Tesla brucia fiducia, immagine e clienti, le alternative — più economiche, meno ideologiche, decisamente più sobrie — iniziano a raccogliere i disillusi dell’auto elettrica. Basta offrire un volante che non puzzi di polemica, un cruscotto che non urli “culto della personalità”, e voilà: un ex teslariano ti cade tra le braccia.

E i danni collaterali? Sempre i soliti: cittadini e lavoratori

In tutto questo teatrino, chi perde davvero? I cittadini che hanno investito in Tesla credendo in una mobilità sostenibile, e ora si trovano a dover giustificare il proprio acquisto come se avessero tatuato “fanboy Musk” sulla fronte. E i lavoratori Tesla? Invisibili, sacrificabili. Il CEO gioca a fare l’ideologo, mentre le fabbriche si svuotano e i concessionari vengono presi a sassate. Ma tranquilli: l’importante è che Elon possa twittare in pace.

Soluzioni? Solo se qualcun altro prende il volante

Cosa si potrebbe fare? Cambiare leadership, per cominciare. Riportare Tesla alla realtà. Separare l’auto dal delirio. Ma finché Musk continuerà a usare l’azienda come megafono personale, le speranze sono sotto zero. Servirebbe un miracolo. Oppure solo un amministratore delegato non ossessionato dal proprio ego.

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