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Il motore della sostenibilità richiede una visione unitaria

Il motore della sostenibilità richiede una visione unitaria

“Le Pubbliche Amministrazioni devono assumere un ruolo guida nella transizione sostenibile del Paese,” così dice Valeria Vittimberga, il direttore generale dell’Inps, mentre gli applausi si affievoliscono al festival Impatta Disrupt. Perché, si sa, il risparmio energetico non è abbastanza; è tempo di una visione strategica integrata — e chi meglio di una burocrazia impegolata in interminabili processi può offrirla?

Sostenibilità o solo parole? Chiediamocelo.

“Con il Bilancio di Sostenibilità 2023, redatto secondo gli standard della Global Reporting Initiative, l’Inps dimostra il suo impegno per una governance più trasparente e responsabile,” afferma, ignorando le centinaia di fogli di carta sprecati per queste ‘innovative’ relazioni. Non è forse divertente che l’ente, noto per le sue lungaggini burocratiche, si proclami campione di innovazione? Troppo facile ridurre il tutto a passaggi formali, mentre il cambiamento concreto stenta a decollare.

Greenwashing: il vero motore della transizione?

Il Green Public Procurement è proposto come il Santo Graal delle Pubbliche Amministrazioni, in grado di ridurre l’impatto ambientale e stimolare la creatività nel settore privato. “Investire oggi nella sostenibilità significa costruire una società più inclusiva,” prosegue Vittimberga, citando obiettivi che risuonano goffamente vuoti, come un eco in un corridoio. E nel mentre, le imprese continuano ad aspettare incentivi reali piuttosto che buone intenzioni confezionate in pratiche beate.

Un coinvolgimento reale o finto coinvolgimento?

Il coinvolgimento dei cittadini è “fondamentale” — altra frase vuota che sembra più un mantra che una strategia. Strumenti come la matrice di materialità e le consultazioni pubbliche diventano, piuttosto, un bel modo per illudere il pubblico che il dialogo esista, mentre i veri stakeholders restano relegati in un angolo. Il risultato? Politiche di sostenibilità che rimangono opere incompiute, oggetto di studi e discussioni, ma ben lontane dalla vita reale.

Parliamo ora di fare paragoni: mentre scandinavi e tedeschi implementano politiche efficaci che portano a riduzioni visibili delle emissioni, noi ci accontentiamo di discorsi e di bilanci che immagazzinano solo buone intenzioni. Le riforme promesse si accumulano, cercando disperatamente un esempio di qualcosa che funzioni. Forse dovremmo sostituire le “consultazioni pubbliche” con un semplice “parlaci delle tue esperienze” — così, giusto per vedere se la realtà è riuscita a farsi spazio tra le vaghe promesse.

Eppure, qualche soluzione ipotetica galleggia in questo mare di conflitti: forse, se ci impegniamo a dare applicazione concreta alle parole, e non solo a scrivere bilanci “sostenibili”, un giorno potremmo anche riuscire a vedere i risultati reali tanto sbandierati. Ma, ahimè, il pessimismo è spesso più realistico di questa visione rosea. Chissà, magari basterebbe iniziare a togliere il ‘pubblico’ dalla Pubblica Amministrazione se vogliamo che le cose cambino davvero.”

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