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Iliad e l’arte di far sparire il tuo credito: quando il disservizio lo paghi tu (letteralmente)

Iliad e l’arte di far sparire il tuo credito: quando il disservizio lo paghi tu (letteralmente)

Un semplice gesto come ricaricare il cellulare non possa trasformarsi in una trappola perfetta, arriva Iliad a ricordarti che anche nel 2025, la tecnologia può fallire… ma solo a tuo danno. Il sistema di ricarica si inceppa, il credito evapora, le offerte si disattivano e tu ti ritrovi a pagare 28 centesimi a minuto come se fosse ancora il 2001. Ma tranquilli, è “tutto sotto controllo”. O almeno così dicono.

La ricarica fantasma: soldi versati, credito scomparso

Il capolavoro di questo ennesimo pasticcio digitale si consuma nel momento più banale: l’utente ricarica tramite home banking o da un rivenditore fisico e si aspetta, ingenuamente, di vedere il proprio credito aggiornato. Ma nulla. Il credito resta nel limbo, il rinnovo automatico non parte, e inizia il festival delle tariffe da incubo28 centesimi al minuto28 a SMS9 euro per un solo giga. Una combo letale degna di una truffa legalizzata, mentre Iliad balbetta qualcosa su un “problema tecnico limitato”.

Iliad interviene… ma il danno lo paghi tu

Secondo l’operatore, il malfunzionamento è stato subito “individuato” e “risolto”. Peccato che nel frattempo migliaia di utenti abbiano bruciato creditoperso la linea, o si siano visti disattivare offerte pagate in anticipo. E come sempre, la colpa ricade su chi paga, non su chi gestisce. Perché l’utente deve anche sbrigarsi a chiamare il servizio clientispiegare tutto, e sperare in un rimborso. Che magari arriverà. Un giorno. Forse.

Rimborsi: una corsa a ostacoli per riavere i propri soldi

Per ricevere indietro il credito perso, bisogna armarsi di pazienza e buona volontà: contattare il call center, aprire una segnalazione, controllare manualmente la riattivazione del piano, e nel frattempo continuare a pagare tariffe gonfiate. Perché mentre Iliad “lavora al ripristino”, tu finanzi il disservizio. Nessuna comunicazione proattiva, nessun rimborso automatico: solo la solita trafila che trasforma un loro errore in un tuo problema.

Il paradosso delle ricariche moderne: più “smart”, più rischi

Sì, è vero: oggi esistono le ricariche automatiche, quelle gestite da app, conti bancari e intelligenze (poco) artificiali. Ma se il sistema va in tilt, sei tu a pagare lo scotto. Chi si affida ancora alle ricariche manuali è trattato come un cavernicolo, ma paradossalmente è proprio lui a rischiare di meno… o forse di più, in base a quanto si incasina il sistema. Un bel caos degno di uno Stato digitale allo sbaraglio, dove tutto è automatico, tranne l’assistenza.

Le storie dimenticate degli utenti beffati

Mario, 57 anni, ha ricaricato 10 euro sabato mattina. Domenica era senza linea, senza credito e con un messaggio che lo invitava a “verificare il saldo”. Il saldo? Evaporato. Lucia, 32 anni, si è ritrovata con 9 euro scalati per un solo giga di navigazione mentre cercava di capire perché la sua offerta da 7,99 euro non si fosse attivata. E ancora Paolo, studente, ha speso 15 euro di ricariche prima che il sistema gli riconoscesse un centesimo. Tutti vittime dello stesso teatrino tecnologico, senza un vero colpevole.

Il solito copione: disastro, silenzio, scaricabarile

Ogni volta che succede, le compagnie telefoniche rispolverano lo stesso repertorio: “problema tecnico”, “intervento tempestivo”, “utenza limitata”, “rimborso possibile”. Nessuno che dica: “Abbiamo sbagliato. Vi rimborsiamo tutti subito”. Troppo difficile. Meglio fare finta di nulla e lasciare che siano i clienti a implorare giustizia per qualche euro, mentre l’azienda si salva con una nota stampa scritta con l’emotività di una calcolatrice.

Soluzioni? Solo se ti piace l’ironia

Ecco cosa si potrebbe fare, se solo a qualcuno importasse davvero:

  • Attivare rimborsi automatici ogni volta che il sistema sbaglia (utopia).
  • Avere un sistema di notifica immediata dei malfunzionamenti (fantascienza).
  • Consentire all’utente di bloccare temporaneamente la linea in caso di errori (ma figurati).
  • Investire in infrastrutture digitali decenti, invece di pubblicità con testimonial famosi (ma vuoi mettere l’appeal?).
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