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In Francia la nuova ondata di proteste vuole bloccare tutto il 10 settembre: ecco i Gilet gialli 2.0 che non mollano un centimetro

In Francia la nuova ondata di proteste vuole bloccare tutto il 10 settembre: ecco i Gilet gialli 2.0 che non mollano un centimetro
Bloquons tout: il 10 settembre Francia pronta a fermarsi, traffico, lavoro e consumi in sciopero generale

Si sta diffondendo come un incendio il movimento “Blocchiamo tutto” in Francia, che promette di paralizzare il Paese il prossimo 10 settembre con un’esemplare astensione da pagamenti, consumi e perfino lavoro. Un’idea che fa inevitabilmente tornare alla mente la genesi di quei mitici “Gilet Gialli” che dal 2018 al 2019 misero a ferro e fuoco la Francia, solo che stavolta la scintilla pare ancora più fumosa.

La genesi di questo movimento è infatti un’incognita avvolta nel mistero: a emergere è un collettivo che risponde al nome altisonante di Les Essentiels, affiliato a correnti sovraniste e complottiste – ex aequo ormai conosciute per il loro savoir-faire nel creare caos civilizzato. È stato proprio questo gruppo a lanciare il primo appello sul social del momento, TikTok, il 14 luglio, giorno della festa nazionale francese, mica un caso, per annunciare il fatidico appuntamento del 10 settembre come giorno di mobilitazione.

Da lì la miccia è stata rapidamente sparsa da ex militanti ormai in pensione dei gilet gialli fino a rimbalzare su una galassia di siti e gruppi Telegram dove l’attività si concentra più che mai. Insomma, una rete fatta di fantasmi politici che abbraccia dal rossissimo estremo sinistro al giallo fosforescente dell’estrema destra, tutti uniti nella lupa del no a tagli di bilancio e all’idea del governo, guidato dal premier François Bayrou, di sopprimere due giorni festivi. Un vero attentato alla joie de vivre francese, se non addirittura al sonnellino pomeridiano.

Non poteva mancare il sostegno plateale del partito di estrema sinistra La France Insoumise, guidato da Jean-Luc Mélenchon, che domenica si è schierato apertamente a favore del blocco. Anche alcuni sindacati come Force Ouvrière (FO) e la CGT hanno deciso di sposare la crociata anti-Bayrou. Mélenchon, non uno che le manda a dire, ha scritto un autentico invito alle armi sul loro organo ufficiale, invitando i militanti a unirsi immediatamente alle “truppe locali” e a fare il massimo per il successo della mobilitazione.

Jean-Luc Mélenchon ha detto:

“Chiediamo a tutti coloro che condividono i nostri principi e il nostro desiderio di agire (…) di mettersi immediatamente al servizio dei collettivi locali che propongono questa mobilitazione e di fare tutto il possibile per il suo successo.”

Ma non finisce qui: Mélenchon, nella sua straordinaria lucidità, suggerisce che la “mobilitazione popolare” debba procedere di pari passo con il Parlamento, proponendo addirittura una sessione straordinaria dell’Assemblea Nazionale per una mozione di censura contro il governo. Tradotto: “Facciamo cadere Bayrou e compagni, non si può più andare avanti così”.

Manuel Bompard, coordinatore di La France Insoumise, ha rincarato la dose precisando che non crede proprio che le richieste di questo movimento siano roba da estrema destra:

“La stessa cosa si disse quando scattarono le proteste dei gilet gialli e quelle portarono a rivendicazioni per più democrazia, equità fiscale e giustizia sociale. La principale richiesta è il ritiro del piano Bayrou, annunciato prima dell’estate. E per evitare che venga attuato, la battaglia deve essere combattuta su ogni fronte.”

Insomma, un cocktail esplosivo di slogan, passioni contrapposte e caos annunciato. Un Paese che si prepara a fermarsi mettendo da parte il lavoro, i consumi e persino il banale atto di pagare una tassa. A settembre, con un tempismo quasi teatrale, la Francia si prepara a dare spettacolo o forse solo a dimostrare che quando si tratta di combattere per i propri giorni di riposo, nessuno è più serio di loro.

Da un punto di vista tattico, Jean-Luc Mélenchon sembra voler saltare a bordo di un treno che, guarda caso, non è neppure ancora partito. Il politologo Bruno Cautrès, del Centro di ricerca politica di Sciences Po, non fa mistero della sua visione, definendo questa mossa come una mossa “da manuale” per chi ama fare il passo più lungo della gamba.

Secondo Cautrès, il sostegno di La France Insoumise al movimento “Bloquons tout” è tutt’altro che un fulmine a ciel sereno. Gli “Insoumis”, fedeli a sé stessi con la coerenza di un orologio rotto, puntano a mobilitare quelle sacche di astensionismo che la sinistra ha da tempo deciso di ignorare, ma che ironicamente costituiscono la base di questo movimento apparentemente caotico.

Naturalmente, sebbene l’iniziativa sia partita da circoli sovranisti vicini all’estrema destra, insieme a gruppi complottisti, filo-russi e anti-vax – un cocktail politico degno di un film d’azione di serie B – sotto c’è un’insoddisfazione enorme per lo stato attuale del paese e un rifiuto netto delle proposte di bilancio di François Bayrou.

Inutile nascondersi dietro un dito: Mélenchon vuole cavalcare quest’onda di malcontento, tirando la coperta a sé, come un attore che si appropria della scena anche se il pubblico non ha ancora finito di sedersi.

Rémi Lefebvre, professore di scienze politiche all’Università di Lille, aggiunge un tocco di cinismo piuttosto gustoso. Ricorda come, con questo sostegno a “Bloquons tout”, La France Insoumise stia praticamente togliendo il tappeto da sotto ai piedi di Marine Le Pen. A quanto pare, la leader dell’estrema destra del Rassemblement National si sta facendo qualche domanda amletica sull’opportunità di appoggiare il movimento o di metterlo alla gogna per aver criticato il governo di François Bayrou. Una situazione di rara indecisione che certifica l’imbarazzo generale della destra radicale.

In tutto questo circo, il sociologo Frédéric Gonthier di Science Po Grenoble individua una sorta di melting pot politico chiamato “Bloquons tout”. Qui diverse tendenze politiche, spesso contraddittorie, riescono con qualche acrobazia dialettica a convergere sotto un unico slogan.

Il tema del “popolo sovrano” come unico vero produttore e consumatore della ricchezza nazionale, spiega Gonthier, è forse la nota più originale e quantomeno interessante dell’appello alla mobilitazione del 10 settembre. Un’idea che mescola slogan tanto cari alla sinistra quanto alla destra, con il risultato paradossale di unire in un unico coro voci che solitamente si odiano con passione.

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