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In visita per sostenere il settore manifatturiero

Il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, si presenta al Salone del Mobile di Milano con il carico di frasi ad effetto, pronte a esaltare un settore produttivo fondamentale per il Paese. “Design, eccellenza e qualità,” ripete come un mantra, mentre elenca cifre da capogiro: “1 miliardo e 700 milioni all’anno esportati negli Stati Uniti, il 13% del totale.” Ma chi ci crede più?
Parole Vs Realtà: Un Contrasto Palese
Indubbiamente, i numeri sono imponenti, ma che dire della situazione reale? In un momento di crisi profonda per la produzione industriale, Conte parla di solidarietà, mentre i costi dell’energia lievitano come bolle di sapone pronte a scoppiare. La guerra, le tensioni geopolitiche, i dazi di Trump – tutto influisce, creando un panorama di incertezze. Ma il nostro eroe politico non fa altro che ripetere la necessità di “stare vicini” a queste imprese, senza però fornire alcuna soluzione concreta, solo parole vuote. Soluzioni? Dove sono?
Un’Industria Sola nella Tempesta
Si sostiene che queste aziende e artigiani siano i “qualificati rappresentanti del ‘fare di qualità’ italiano”, ma quali sono i mezzi che il Governo realmente offre per tutelarli? Conte invoca un’Italia e un’Europa “con la schiena dritta”, ma a che serve se invece di sostegni ci si offre solo un pacchetto di promesse poco credibili? Mentre ci si prodiga in elogi, il mondo del design e della manifattura si trova sempre più abbandonato a se stesso.
Tanto Rumore per Nulla
Assistiamo così al circo di una farsa: politici che si ammassano per celebrare l’arte e l’innovazione, mentre i veri protagonisti – i produttori e gli artigiani – lottano contro un sistema che li ignora. E come se non bastasse, Conte sventola la bandiera del “fare”, ma senza azioni incisive. La vera innovazione sarebbe quella di investire in politiche realmente efficaci, non parole che si dissipano nel vento.
Alla luce di questo sfascio, cosa resta? Solo un appello, ma, ahimè, di concreto abbiamo ben poco. Forse, tra un gelato e l’altro, si potrebbero elaborare piani d’azione veri e non solo riallacciare i fili di retorica vuota. È tempo di passare dalle parole ai fatti, sebbene appare improbabile. E ci chiediamo: chi avrà il coraggio di smantellare questa ridondante facciata?