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Ingegneria abbraccia il Global digital compact dell’Onu

Engineering, un’eccellente azienda nel meraviglioso mondo della digitalizzazione, ha deciso di abbracciare con entusiasmo il Global Digital Compact delle Nazioni Unite. Ecco un’iniziativa nota per il suo obiettivo di promuovere un ecosistema digitale che senza dubbio si presenta come equo, inclusivo e sicuro — almeno sulla carta.
“L’impatto dell’AI e delle nuove tecnologie sulla società e sull’economia è un processo in atto, sotto gli occhi di tutti.” Queste sono le parole di Maximo Ibarra, CEO di Engineering. Certamente, un’affermazione che non lascia spazio a dubbi: quale sciocco non noterebbe il progresso che ci scorre accanto? Come se l’aggiunta di un po’ di tecnologia potesse magicamente risolvere tutto. “Possiamo contribuire non solo fornendo i migliori servizi”, continua Ibarra, “ma anche promuovendo un progresso equo, rispettoso dei diritti umani.” E come fa un’azienda a garantire il progresso rispettoso dei diritti umani? Con un software? Certo, geniale.
Ibarra prosegue dichiarando che “la nostra adesione al Global Digital Compact nasce dalla convinzione che un Gruppo come Engineering debba sostenere un modello di crescita in cui convivano innovazione e benessere sociale.” Incredibile, non è vero? Peccato che la realtà dimostri ben altro, con un divario digitale che continua ad allargarsi e opportunità per pochi. Sì, perché tra parole luccicanti e la realtà, c’è un abisso profondo.
L’adesione al Global Digital Compact è vista come un passo verso pratiche responsabili, ma la fatica di garantire queste promesse è palpabile. L’azienda si impegna effettivamente a colmare un divario digitale che continua a esistere, supportare un’economia digitale inclusiva, e, che sorpresa, a migliorare la governance dell’intelligenza artificiale. Tutto si traduce in buoni propositi e lunghe attese.
Il Global Digital Compact riunisce governi, imprese e organizzazioni da 193 paesi, un grande tavolo dove le promesse si mescolano con l’inefficienza. I suoi cinque pilastri chiave potrebbero anche vedere il giorno della luce, se solo superassero la burocrazia e le chiacchiere vuote. La speranza di proteggere i dati personali e promuovere un’intelligenza artificiale etica è un bel sogno, ma quanti sogni sono morti affogati nell’incertezza?
Qual è il risultato finale? La tecnologia, purtroppo, non è solo un gioco di parole. Il tentativo di assicurare che le tecnologie siano utilizzate per il bene comune, mentre si ignora la vera essenza dei diritti umani, sembra piuttosto un’illusione.
In un contesto migliore, le aziende potrebbero aprire di più i loro orizzonti: paesi come la Finlandia riescono ad abbracciare l’evoluzione digitale senza trascurare la giustizia sociale. Ma nella nostra realtà, il miglioramento rimane un miraggio, molto più di una garanzia. Così, come al solito, ci ritroviamo a riflettere su soluzioni ipotetiche: magari un giorno ci si deciderà a concretizzare tali promesse, ma nel frattempo, ci resta solo il bisbiglìo di ciò che avremmo potuto avere.