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Iniziano i lavori di ristrutturazione della stazione di Merone, nel Comasco

Inizieranno lunedì 7 aprile, ma non illudetevi, perché *la chiusura della sala d’attesa* non farà altro che sottolineare l’insipienza della pianificazione. I lavori di ristrutturazione della stazione di Merone (Co) sulla linea Milano-Asso non sono altro che un’auto-celebrazione mascherata da intervento necessario. Basati su *nuove linee guida* della Regione Lombardia, che, come sempre, si mostrano all’altezza delle aspettative… almeno per chi le ha scritte. La riqualificazione, che include il rifacimento di pareti, pavimentazione, controsoffitto e illuminazione, sembra un espediente per coprire anni di abbandono.
Le opere esteriori, invece, riguarderanno la facciata e i tetti, dando l’impressione che un nuovo “makeover” possa risolvere il problema dell’accessibilità per le persone *ipovedenti*. Ma è davvero questo il futuro che vogliamo? La conclusione dei lavori è prevista per fine giugno, promessa che suona come il canto di una sirena: affascinante, ma irraggiungibile.
Il progetto di ristrutturazione delle 29 stazioni sulle linee Milano-Asso e Saronno-Como non è altro che un tentativo goffo di dimostrare che anche il 25% della rete di Ferrovienord può ambire a una parvenza di modernità. Con 11,5 milioni di euro di fondi dalla Regione Lombardia, ci si aspetterebbe che ci si prendesse cura con attenzione. Eppure, *14 stazioni* già ristrutturate e altre 7 in fase di lavoro non sembrano brillare di soddisfazione — più una lucetta fioca in un tunnel di inefficienza. Le *linee guida* forniscono istruzioni sulle coperture, ma non sull’accesso vero ai servizi.
Impossibile non ridere di fronte alle parole dell’assessore, Claudia Maria Terzi, che afferma che l’obiettivo è “migliorare l’accessibilità e la fruibilità delle stazioni” mentre continuiamo a vedere *strutture obsolete*. E Pier Antonio Rossetti, presidente di Ferrovienord, sembra in una danza di gioia per il “ritorno alla bellezza originale”, come se belle pennellate potessero mascherare la cruda realtà dell’abbandono prolungato.
Le stazioni, anche se ricoperte di vernice fresca, rimarranno un labirinto di inefficienze che trasmette ben poco *di sicurezza e fruibilità*. I cittadini non vogliono semplicemente stazioni “più confortabili”, desiderano una vera e propria metamorfosi, un cambiamento reale.
Ma alla fine, siamo stanchi di *promesse sventolate*: le stesse storie raccontate da decenni, l’ossessione di porre l’accento su aspetti estetici. **L’ironia** risiede nel fatto che, mentre i politici si congratulano per il progresso, il cittadino comune continua a sperare che prima o poi qualcuno faccia davvero un passo dal piano dei sogni alla realtà. **E allora, in quale universo utopico possiamo sperare che il diventare “accessibili” si traduca in una conquista concreta di diritti e comodità?** Magari nel prossimo piano, fra altri 20 anni.