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Interventi essenziali per sostenere domanda e competitività delle imprese

Interventi essenziali per sostenere domanda e competitività delle imprese

Ecco un panorama in cui i dati brillano di superficialità e il futuro si presenta come un’illusione a breve termine. I consumi nazionali mostrano una crescita del +0,8% rispetto al misero +0,4% dell’anno passato, una cifra che andrebbe celebrata, se non fosse il riflesso di un marasma più profondo. Il potere d’acquisto, siamsi ridotto da un +2,0% nel 2024 a un deprimente +0,8% nel 2025. Del resto, se i consumatori si ritrovano “prudenti”, chi può sorprendersi?

Il settore, un vero arcipelago di oltre 35mila imprese, con un fatturato di circa 500 miliardi di euro, si ritrova a dover fronteggiare il paradosso della crescita in un contesto di stagnazione. Le piccole e medie imprese occupano 1,1 milioni di addetti, rappresentando quasi il 29% dell’industria manifatturiera. Ma i dati brillanti non nascondono la verità: l’insoddisfazione è palpabile, con investimenti in ricerca e innovazione che ammontano a 17 miliardi di euro, quasi un atto di fede in un miglioramento che si fa sempre più remoto.

Che fine ha fatto il rilancio della domanda interna?

L’analisi di Ref Ricerche per Ibc sottolinea una resistenza sorprendente nella voglia di spendere, con una propensione al risparmio che raggiunge il 9,5% sul reddito. Gli italiani si rifugiano nelle promozioni per non farsi schiacciare dalla pressione dei prezzi, mentre il canale discount ha raggiunto una penetrazione dell’88,7%. Gli acquisti stanno aumentando (+3,9% nell’ultimo anno), ma ogni singolo atto di spesa è diminuito del -2,7%. È un circolo vizioso mascherato da economia “vivace”.

Flavio Ferretti, presidente di Ibc, ci svela le enormi difficoltà: costi energetici elevati, volatilità dei prezzi delle materie prime e una corsa al credito che sembra un miraggio. Di fronte a quest’inefficienza sistemica, il suo grido d’allerta contro dazi e leggi svolge più da eco in un canyon che da azione concreta.

Le promesse non mantenute e le solite scuse

Le richieste di intervento per sostenere la domanda interna sono un foglio di carta sparso in un mare di burocratiche indecisioni, tra opposizioni a nuove tasse e invocazioni alla semplificazione normativa. Quante volte abbiamo sentito questi lamenti? L’ennesimo ciclo di seminari per le PMI sembrerebbe un tentativo di risvegliare l’innovazione, ma è già un triste déjà vu della ripetizione incessante.

Nel confronto con altri paesi dove il sistema è più agile e le aziende meno schiacciate da oneri insostenibili, ci si chiede se l’Italia sia destinata a rimanere un “laboratorio di inefficienza”. La transizione sostenibile è la nuova buzzword, ma con quale reale impegno verso la competitività?

Una via d’uscita tra ironia e delusione

Le soluzioni ipotizzate abbondano, ma come si fa a fidarsi quando si è già visto il film? La vera sfida non è tanto innovare quanto mantenere le promesse. Eppure, in questo panorama confuso, non ci resta che sperare che la “sostenibilità” non diventi solo l’ennesima parola vuota, mentre ci si abbandona nuovamente al caos e alla precarietà. L’ironia della situazione è che, mentre ci si arrabatta in questi dibattiti, la vera trasformazione attesa sembra continuare a rimanere appena sopra l’orizzonte, inafferrabile e sempre più lontana.

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