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Ismea svela: l’Italia si piazza seconda nel mondo a esportare formaggi e latticini, e nessuno sembra esserne sorpreso

Se pensavate che tutto andasse a gonfie vele nel mondo del latte, beh, non fatevi illusioni troppo presto. Nel primo scorcio del 2025, il comparto lattiero-caseario europeo ha mostrato un mix intrigante di segnali, tra luci abbaglianti e ombre ingombranti. L’ultimo bollettino ‘Tendenze latte’ di Ismea fa luce sul quadro generale, mettendo sul piatto risultati che vi faranno sorridere e qualche grattacapo da risolvere.
A livello europeo, la produzione di latte vaccino nei primi quattro mesi del 2025 ha deciso di tirare il freno: -1% rispetto allo stesso periodo del 2024. Se vi state chiedendo chi siano i ‘colpevoli’, i nomi sono quelli soliti – Germania, Francia, Paesi Bassi e Spagna – tutti in calo. Insomma, non proprio il Big Four del latte in spolvero. Per contro, i prezzi alla stalla razzolano in alto, raggiungendo una media di 53 euro per 100 kg a maggio, con un bel +15,4% su base annua. Ovvero: meno latte, ma costoso come l’oro.
L’Italia, sempre orgogliosa del suo meritato primato caseario, ha visto una leggera flessione della produzione nel primo quadrimestre 2025: -1% dopo il modesto ma costante +1,9% del 2024. Un piccolo inciampo che non compromette certo lo spirito tricolore, soprattutto se consideriamo che i prezzi del latte alla stalla hanno sfornato un +16% nei primi cinque mesi dell’anno. Chi l’ha detto che l’allevatore italiano non venga mai premiato?
I veri protagonisti di questo show caseario sono però i formaggi Dop, con il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano, che a giugno hanno raggiunto quotazioni da capogiro: rispettivamente 11 e 13,3 euro al kg, segnando aumenti del 14% e 21% rispetto allo scorso anno. È il trionfo del Made in Italy, condito da una domanda estera che non si fa pregare, specie negli USA e nel Regno Unito, mercati dove le esportazioni hanno spiccato il volo con incrementi esponenziali.
Il 2024 si è chiuso con un successo storico: l’Italia è diventata il secondo esportatore mondiale in valore di formaggi e latticini, tallonando la Germania e lasciandosi alle spalle Paesi Bassi e Francia. Dati da capogiro: oltre 5,4 miliardi di euro e 658 mila tonnellate di prodotto esportato. E nel primo trimestre 2025, le esportazioni hanno ulteriormente accelerato, con un +13,8% in valore e un +3,4% in volume. La magra consolazione per una produzione che si è riposata troppo sul passato?
Dal lato consumi, le famiglie sembrano avere una fame insaziabile di prodotti lattiero-caseari. Nei primi quattro mesi di quest’anno, la spesa domestica è aumentata del 7,7%, mentre i volumi si sono lievemente ripresi con un +0,8%. A guidare la carica sono formaggi (+4,1%) e yogurt (+5,4%), mentre il latte alimentare continua a perdere terreno, confermando una tendenza non proprio in linea con il tradizionale ‘bevilo perché fa bene’. Qualcuno ci sta ripensando.
Guardando al futuro, tra gli allevatori regna un cauto ottimismo, giustificato da prezzi finalmente remunerativi. L’industria di trasformazione, invece, si mostra più guardinga: qualche segnale di rallentamento negli ordini e una preoccupazione per la tenuta della domanda estera, legata soprattutto ai venti impetuosi del contesto geopolitico globale. Tradotto? Il settore è in balia di un’altalena che potrebbe far cantare vittoria a qualcuno, ma anche far piangere il prossimo.