Notizie
Italia finalmente si sveglia nella lotta contro il contrabbando di sigarette?

L’Italia è un modello di virtù nella battaglia contro il mercato nero del tabacco, merito di piani mirati e della consapevolezza del “contributo” che il settore apporta all’economia nazionale, o almeno così sostiene Christos Harpantidis, vicepresidente senior delle Relazioni Esterne di Philip Morris International. Sì, perché siamo tutti ansiosi di sapere quanto questa sanguinosa battaglia contro il contrabbando di sigarette possa rivelarsi lucrosa per chi le produce!
Durante la presentazione a Bruxelles del solito studio annuale commissionato a KPMG sul mercato nero delle sigarette, il signor Harpantidis si è lanciato in lodi inverosimili sulla filiera del tabacco in Italia. “La filiera è fondamentale”, ha affermato, ed è proprio il caso di dirlo: dall’agricoltura alla trasformazione, dalla manifattura al commercio al dettaglio, un vero e proprio labirinto di scaltri affari. Ma chi può biasimarlo? È notevole come il commercio illecito riesca a mantenersi su un misero 1,8% dei consumi in Italia, a confronto con il 37,6% della Francia e il 17,9% dei Paesi Bassi, giusto per mettere le cose in prospettiva.
Ma l’apice della dichiarazione è giunto quando Harpantidis ha elogiato l’Italia per la sua capacità di abbracciare l’innovazione in questo settore, come se smettere di fumare sigarette tradizionali fosse l’ultimo grido in fatto di progresso. Chissà, magari questo implica anche fumare alternative che sono statisticamente meno dannose, ma comunque esigono un investimento cospicuo. Davvero una corsa al progresso! Quale migliore modo di sostenere i consumatori, se non garantirli a dover spendere di più per continuare a “godere” delle stesse sostanze? Ma certo, è il mercato!