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Italia, il regno degli “imprenditori” senza fine

Italia, il regno degli “imprenditori” senza fine

L’Italia è un Paese di imprenditori, questo è un dato di fatto secondo il Rapporto Gem. Ma, come sempre, non tutto è oro quel che luccica. In effetti, paragonando il numero delle imprese al numero di abitanti, l’Italia sembra salir di classifica. A dirlo è Giuseppe Tripoli, segretario generale di Unioncamere, durante la presentazione del Rapporto Gem Italia 2024-2025, elaborato da Universitas Mercatorum – l’Università delle Camere di Commercio Italiane del Gruppo Multiversity, tenutasi a Roma con il pomposo titolo ‘L’imprenditorialità per la crescita del Paese’. Chi non vorrebbe una crescita così mirabolante?

“Tuttavia”, continua Tripoli, “il problema è che si sta rallentando la spinta verso l’imprenditorialità.” Ma non temete, c’è una luce in fondo al tunnel, o per meglio dire, un dato positivo: questo rallentamento non si manifesta nei settori tecnologici, comprese le famose start up innovative – che, per qualche misteriosa ragione, continuano a prosperare. Chissà perché, vero? Certamente, Tripoli ha una spiegazione: “Pertanto, l’Italia investe ancora laddove c’è innovazione e tecnologia da sperimentare.” Sembra che l’innovazione sia un po’ come una pianta rara: cresce solo in condizioni particolari.

“L’altro aspetto importante che il Rapporto mette in evidenza è che ci sono vari fattori in gioco”, afferma Tripoli, “dalla finanza, alle politiche pubbliche, fino alle politiche di semplificazione.” E qui viene il bello: le Camere di commercio stanno lavorando su questi temi come se fosse una corsa ad ostacoli, eppure, “si diventa spesso imprenditori, ma non si cresce come imprese.” Ecco un’incredibile contraddizione: tutti pronti a intraprendere, ma poi ci si ferma a metà strada. Forse hanno capito male il significato di “crescita”?

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