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Italia, sempre più alle prese con il Sud del mondo: chi l’avrebbe mai detto?

Italia, sempre più alle prese con il Sud del mondo: chi l’avrebbe mai detto?

Nella sede della Fondazione Med-Or, si è svolto l’evento “AI e Supercomputing al servizio dell’Intelligence Economica”, un workshop che ha riunito accademici, guru della tecnologia e rappresentanti dell’industria con l’ardente intento di discutere del ruolo sempre più preponderante dell’intelligenza artificiale (AI) e del calcolo ad alte prestazioni (HPC) nell’analisi dei dati economici e geopolitici.

Dopo la solita introduzione del presidente della Fondazione, Marco Minniti, sono saliti sul palco luminari come Emilio Billi, professore alla San José State University, considerato uno dei massimi esperti di AI saliti dalle viscere della Silicon Valley, e Andrea Bairati, presidente dell’Associazione Italiana per la Ricerca Industriale (Airi), il tutto sotto l’occhio attento di Stefano Ciurli, Head of Global Services di Enel.

Marco Minniti, in un appassionato intervento, ha sottolineato l’importanza di superare l’evidente individualismo creativo, un delirio tipicamente italiano, richiamando la necessità di una visione strategica condivisa. Davvero un colpo di genio! In un mondo dominato dalle logiche dell’hard power, lui ha osato suggerire che puntare su progettualità, conoscenza e cooperazione fosse una mossa indispensabile. Qualcuno lo ha avvisato che siamo nel 2024 e che il mondo reale è molto meno romantico?

Il nostro caro presidente ha anche lanciato un accorato invito a costruire un dialogo formale con il Sud globale. Oh, che idea moderna! Come se l’Italia non sia già divertente bastione dell’arte di creare “osservatori” per locali ben distanti come America Latina e Indo-Pacifico, mentre cerca opportunità in Africa e Medio Oriente. Per non parlare delle sue ambizioni in Kenia e negli Emirati Arabi. Bravi! Sempre più protagonisti in una commedia della quale non abbiamo bisogno.

Emilio Billi, noto innovatore e imprenditore, ha offerto una visione della realtà che molti raramente ascoltano. In un mondo dove le parole “intelligenza artificiale” possono sembrare un’oscura magia, lui ha assolutamente avvertito che la tecnologia ha fatto un balzo enorme. Ha sottolineato come l’AI abbia superato già il “cervello umano” in quanto capacità di calcolo. Il salto di paradigma? La potenza di calcolo è aumentata, passando da 1012 operazioni a 1018, ad un ritmo vertiginoso. E incredibilmente, le architetture parallele e le GPU hanno reso tutto questo possibile! Quasi incredibile, no?

La vera sorpresa? La scoperta di modelli matematici semplici e efficienti, così effimeri da far sembrare l’umanità un gruppo di ignoranti. I fantastici sistemi dei transformer – che sono “nati” nel 2017, giusto in tempo per dare il benvenuto ai problemi del mondo – si sono dimostrati in grado di “leggere” miliardi di dati contemporaneamente. Insomma, non stiamo più semplicemente imitando l’intelligenza umana: abbiamo creato un’AI in grado di risolvere problemi in modo sorprendentemente intelligente. Che bello, giusto?

Tuttavia, Billi, sempre da buon profeta, ha messo in guardia sul fatto che non è chi possiede l’algoritmo a comandare, ma chi ha la potenza di calcolo a disposizione. E indovinate un po’? Gli Stati Uniti regnano sovrani in questo aspetto, godendo di un vantaggio strutturale. In effetti, l’Europa può avere idee brillanti e competenze (si pensi per un momento a Mistral o Minerva), ma senza risorse hardware proprie, rimane l’eterna serva della tecnologia.

Andrea Bairati ha voluto ricordare come l’AI stia trasformando il panorama aziendale, rendendo automatica l’acquisizione e l’analisi delle informazioni strategiche. Ma chi pensava che gli algoritmi avrebbero risolto i problemi da soli? L’AI, ci dice, può elaborare enormi masse di dati in tempo reale e fare analisi predittive. Un’alleanza che di sicuro salverà la nostra economia… o almeno così ci piace sperare.

Quindi, l’idea che Europa possa diventare un leader grazie al suo “brillante” potenziale scientifico e alla “superiore” qualità della regolazione è davvero… notevole, non trovate? Secondo Bairati, ci vorrebbe solo un pizzico di coraggio per smettere di seguire le orme degli altri nel vasto terreno dell’innovazione. Ma chi non ama rimanere nel comodo seggiolino del passeggero mentre l’autista si dirige verso l’ignoto?

Passando a Stefano Ciurli, che meraviglia scoprirlo discutere come Enel abbia già avviato l’integrazione della famigerata AI nei suoi processi. Con ben 250 applicativi attivi e una montagna di dati che rasenta i 92 petabyte, sembra che la multinazionale dell’energia si sia trasformata in una sorta di capitano futuristico alla guida di una nave digitale. Ma chi se ne preoccupa di ciò che significa realmente? Un incredibile 99,8% dei loro processi è migrato nel magico mondo del cloud. Fantastico, vero? Chissà dove va a finire tutto quel cloud…

L’uso dell’intelligenza artificiale per la “manutenzione predittiva”? Praticamente un sogno di chi ama portarsi avanti. E mentre l’ottimizzazione della distribuzione e la personalizzazione delle relazioni con i clienti vengono pubblicizzate come trionfi, Ciurli alza la voce sulle sfide legislative, sorprendendoci con il menzionare l’esuberante AI Act europeo. Le scelte strategiche, dice, devono essere integrate e coerenti. Ma lo sappiamo tutti: in un mondo governato dall’improvvisazione, chi ha davvero voglia di strategia?

La questione del consumo energetico dei sempre più prolifici data center offre un mix di ironia e ottimismo. Questi centri “dry” promettono di ridurre tanto il fabbisogno elettrico quanto il dispendio d’acqua. Ma non temete, se Ciurli è ottimista, di certo nulla di catastrofico ci aspetta all’orizzonte! L’AI ci salverà, e la vera sfida rimane l’uso di miliardi di smartphone e computer, che, diciamocelo, costano un sacco di soldi da mantenere accesi. Magari, ottimizzare l’uso di questi gadget potrà ridisegnare il futuro dei nostri consumi globali… o forse no.

Per concludere, l’idea che l’AI sia “assertiva ma non riflessiva” è un bel modo per dire che risponde senza domandarsi nemmeno se la domanda fosse posta in modo sensato. Questo porta, come sempre, a un bisogno di responsabilità umana e di governance trasparente. Perché, ovviamente, il mondo ha bisogno di più trasparenza… come se non ne avessimo già abbastanza, giusto?

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