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Italiani scatenati: per il ritorno a scuola meglio l’usato che l’uscio nuovo

Il conto alla rovescia per il ritorno a scuola è iniziato, con famiglie e ragazzi pronti a fare i conti – letteralmente – con le spese che un nuovo anno scolastico comporta. Per i neoiscritti alle medie, la bolletta può lievitare fino a quasi 500 euro, mentre per i fortunati che iniziano le superiori si sfiorano addirittura i 700 euro. Parliamo di spese da sobbalzare sulla sedia, roba che farebbe pensare a mercati neri e strategie da sopravvivenza degne di un reality show.
Ed ecco la novità: il mercato dell’usato sembra essere diventato la nuova frontiera del back to school, grazie soprattutto a una piattaforma che si è specializzata nel vendere e comprare quello che gli altri hanno già usato con entusiasmo. Nel giro di una settimana, le ricerche per “libri” sono aumentate del 73%, seguite da un’impennata pazzesca di interesse per gli astucci (+75%), gli zaini (+35%) e – quando pensi di aver visto tutto – per i diari, che esplodono con un +202%. Non finisce qui: anche quaderni e tablet entrano nel gioco, con aumenti rispettivamente del 33% e 67%, andando a comporre una lista della spesa che profuma di risparmio green e di scelte più intelligenti.
Non si tratta solo di evitare spese folli, ma di trasformare ciò che non si usa più in denaro sonante: gli italiani ci hanno visto lungo e puntano a mettere in cassaforte circa 90 euro rivendendo materiale scolastico dell’anno precedente. E la risposta del mercato è immediata: le vendite di zaini e tablet crescono del 33%, mentre quaderni e libri guadagnano rispettivamente il 44% e il 52%. Ma la palma del successo va ai diari, che quasi raddoppiano le vendite con un 91% di incremento.
Insomma, tra zaini riciclati, libri passati di mano e tablet resuscitati, il ritorno a scuola si sta trasformando in una strategia di sopravvivenza economica che mescola etica e pragmatismo. Un modo intelligente per affrontare l’ondata dei costi scolastici che, a quanto pare, non accenna a diminuire, costringendo famiglie e studenti a inventarsi soluzioni che sembrano più un mercato dell’usato che un normale rientro tra i banchi.