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Kyp, l’ennesima illusione di sicurezza per sfuggire a leggi e tasse

Le imprese italiane, quelle benedette dalle buone amministrazioni e dalla burocrazia, si trovano a fronteggiare rischi sempre più imponenti. Dalla perdita della deducibilità dei costi, a sanzioni che sembrano più frutto di un gioco al lotteria che di una razionale giustizia, fino alla responsabilità penale. E sì, tutto ciò si verifica spesso grazie ai comportamenti illeciti dei fornitori, che, poverini, agiscono anche a totale insaputa dell’azienda stessa. Del resto, perché mai un’impresa dovrebbe saperne qualcosa? Per questo motivo, la diligenza massima non è più una scelta, ma un obbligo operativo. Ed ecco spuntare come funghi, in questa giungla di complessità, Kyp-Know your partner, una piattaforma che promette di ridefinire gli standard di compliance. Perché chi non ama una buona novità nel suo business?

La geniale idea di Kyp è stata possibile grazie a un team di esperti che, vestiti di giacca e cravatta, hanno accumulato anni di esperienza in ambito legale, tributario e di diritto d’impresa. È come se avessero pensato: “Facciamo un po’ di magic e risolviamo i problemi di ogni azienda, indipendentemente dalla loro dimensione o settore!” E chi avrebbe osato dire di no a una tale offerta? Fornisce uno strumento ‘agile e affidabile’ per conoscere, selezionare e monitorare fornitori e partner commerciali, quasi fosse una app per incontri – solo che, invece di cercare l’amore, si cercano i fornitori migliori!

Ma facciamo un passo indietro e parliamo del cuore pulsante di questo innovativo progetto: il **Kyperalgorithm**. Non un algoritmo qualsiasi, ma un modello scientificamente convalidato che analizza il profilo di rischio delle aziende in modo così oggettivo da far impallidire anche i più accaniti statisticisti. Esso incrocia tutto: dimensioni organizzative, economico-patrimoniali, reputazionali e di compliance. Ma aspettate un attimo, non è solo un numero, è una ‘fotografia dinamica’ che si aggiorna costantemente. Perché chi non ama avere una visione di come stanno le cose con un bel selfie? Ogni anomalia viene segnalata, perché la sicurezza è fondamentale quando si tratta di avere a che fare con fornitori a dir poco ‘particolari’.

La piattaforma ha un ecosistema tecnologico tanto unico da sembrare uscito da un film di fantascienza. Integra intelligenza artificiale, machine learning e persino blockchain, per garantire che ogni dato e documento sia più immutabile e tracciabile di un pezzo di carta in una busta chiusa. È come se Kyp avesse detto: “Non ci basta essere bravi; vogliamo dimostrarlo a tutti!” E giusto per non farci mancare niente, c’è anche un osservatorio giurisprudenziale interno che tiene d’occhio i casi di frode recente. Naturalmente, senza scordare la collaborazione con istituzioni universitarie e un team di compliance e IT che fa paura. La sicurezza, la precisione e la trasparenza sono così elevate che Kyp potrebbe calmare anche l’ansia del più scettico dei manager.

Ed è qui che **Marco Sartori**, il CEO, entra in gioco con la sua visione. Sostiene che “il rischio delle società ‘cartiere’ e delle false fatturazioni” è la nuova bestia nera delle aziende italiane. Ma chi mai avrebbe potuto sospettare che il semplice atto di non fare le dovute verifiche potesse portare a problemi così gravi? Non è più sufficiente evitare l’illegalità, ora bisogna evitare di essere coinvolti perfino quando si sta cercando di fare le cose per bene. Davvero rassicurante, vero?

Ma non finisce qui! Kyp promette diverse funzionalità chiave, tutte incredibilmente utili: si parla di ‘Last available data’ acquisito direttamente dalla Camera di commercio. Come dire, non stiamo più operando nel buio, ora possiamo usare dati freschi di giorni per sentirci rassicurati! E, naturalmente, c’è la certezza che ogni report è unico, immodificabile e certificato. Che gioia avere un rapporto di questo tipo, mentre si naviga in un mare di incertezze!

Oh, finalmente, un sistema avanguardistico che promette di risolvere tutti i problemi. Vediamo un po’ quali sono queste meraviglie che lo rendono così unico.

Partiamo dal monitoraggio continuo: davvero innovativo avere alert automatici su variazioni di bilancio, amministratori o eventi societari critici, non è vero? Certo, perchè chi non ama ricevere notifiche su qualsiasi movimento lieve nel mondo della finanza? È come avere un’amica che ti informa ogni volta che qualcun altro è in arrivo, solo che qui si tratta di soldi e non di gossip.

Proseguiamo con la verticalità sui rischi: mentre altri sistemi di due diligence si accontentano di analizzare i dati classici, Kyp si dedica a rischi legali e fiscali. Dovremmo quindi provare a importi di questo approccio laser-focus… a meno che tu non voglia anche un po’ di dati finanziari, ma solo come extra, giusto?

Ah, ma non abbiamo finito! C’è anche un sistema antifrode potenziato, che utilizza metodologie statistiche proprietarie. Quindi ci aspettiamo che questo sistema non solo identifichi le aziende più rischiose, ma lo faccia con precisione che supera gli standard di mercato. Quindi cosa ci stai dicendo? Gli altri sistemi sono ciechi come pipistrelli?

Ma, aspetta, c’è di più. L’integrazione con indici finanziari e reputazionali per creare una valutazione a 360°. Certo, perché valutare semplicemente una società non è abbastanza, dobbiamo anche controllare che non pubblichi news negative, che non parli con politici, e che non sia di proprietà dello stato — tutto in un colpo. Un sogno che diventa realtà, o solo un modo per farci sentire a nostro agio nel tritare le nostre selezioni aziendali?

Dopo tutte queste fantastiche funzionalità, non possiamo dimenticare i dati e indici finanziari proposti. Alcuni sono addirittura proprietari! Perché godere di dati comuni quando ci si può vantare di avere un “esclusivo” rapporto con essi? La trasparenza è stata mai così ambigua?

In sintesi, con queste promesse di grandezza, la piattaforma non solo raccoglie dati societari e finanziari, ma si lancia a capofitto nelle informazioni reputazionali. Quindi, oltre a monitorare aziende, stiamo anche investigando sulla loro reputazione, come se fossimo detective privati al servizio del business. Un bel mix, non è vero?

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