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La circolarità: la nuova ossessione che tutti fingono di abbracciare per restare a galla nel mercato

La circolarità: la nuova ossessione che tutti fingono di abbracciare per restare a galla nel mercato

“Il Made in Italy è così dipendente dai materiali importati che sembra quasi un paradosso. Con il 48% dei materiali che utilizziamo provenienti da fuori, ci si chiede se sia possibile nel 2024 sentirsi orgogliosi di un marchio che in realtà si basa sull’importazione. E non parliamo di spese leggere: l’importazione di combustibili fossili, minerali e metalli ci costano circa 500 miliardi. Chi lo avrebbe mai detto?

Così il nostro caro Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ha avuto il coraggio di affermare che in Italia migliorare la circolarità non significa solo riciclare, ma anche ridurre gli sprechi. Meno male che ci ha illuminato! Ma come? Prolungare l’utilizzo dei prodotti, migliorare il riciclo e impiegare meglio quei materiali di seconda mano che stiamo quasi sprecando? È davvero un segreto che ci svela un grande mistero?

Se non fosse così tragico sarebbe quasi divertente. Risparmiare materiali e usarli in modo più efficiente è senza dubbio un fattore chiave di competitività. Sì, perché ci si aspetta che un paese con una forte tradizione artigianale si adatti a questa nuova realtà, mentre si fatica a mantenere la qualità quando ci si affida a risorse esterne.

Ma non finisce qui! Durante la conferenza nazionale ‘Circolarità per il rilancio del Made in Italy‘, tenutasi nella Biblioteca Nazionale a Roma, Ronchi ha rivelato che ci sono circa dieci regolamenti e direttive europee già approvate. Un bel numero, eh? Dall’ecoprogettazione agli imballaggi, fino all’estensione della responsabilità del produttore e alla trasparenza informativa. Chi non ama la carta da parati affettata?

Il punto è che l’Italia è chiamata a recepire e attuare tutto questo in modo ‘efficace’. Più facile a dirsi che a farsi! Secondo Ronchi, questo rappresenta il primo e più urgente impegno politico che il governo deve affrontare. Cosa c’è di più urgente di questo, ci chiediamo? Forse è meglio che finalmente ci mettiamo al passo.

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