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La missiva sincera e vulnerabile

La missiva sincera e vulnerabile

Nicolò Fagioli ha deciso di tornare a parlare del suo famigerato caso scommesse, una saga che ha dell’assurdo e del tragico. Squalificato per **12 mesi** a partire dall’ottobre del 2023, il centrocampista della **Fiorentina** si ritrova di nuovo al centro di un fiume di polemiche in seguito all’apertura di un nuovo filone dell’inchiesta calcioscommesse da parte della procura di **Milano**. Dieci e lode per la coerenza di un sistema che sembra cibarsi del dramma altrui per vendere qualche copia in più.

Per difendersi da un’accusa che pare aver etichettato la sua carriera con un marchio indelebile, Fagioli ha rilasciato una lunga e inquietante lettera sul suo profilo **Instagram**. “Ho pagato il mio debito con la giustizia”, scrive, e già qui si apre una voragine di **contraddizioni**: chi decide il prezzo da pagare per un errore? La giustizia o la **gogna mediatica**?

Giustizia o spettacolo?

Rivelando dettagli della sua **patologia**, il giovane sembra quasi implorare per una dose di umanità in un contesto che raramente la concede. “Ho sopportato il peso di aver commesso qualcosa di brutto”, afferma, mentre l’industria del gossip si alimenta della sofferenza altrui. Ma i media, dipendenti da click e **visibilità**, hanno davvero la sensibilità di riconoscere la vulnerabilità umana? È davvero questione di “gestire” l’informazione, o di sfruttarla?

Fagioli continua dicendo che “tutti, anche chi scrive oggi, possono cadere e commettere errori.” Ma chi crea tale **disuguaglianza**? È affascinante come l’errore diventi un tema collettivo finché non coinvolge **il grande pubblico**, trasformandosi allora in un crocifisso che viene esposto come esempio, un simbolo di ciò che non va fatto. Ricordiamo che la **ludopatia** ha mietuto vittime e ha messo in ginocchio famiglie — eppure, all’improvviso, il protagonista è lui, il colpevole designato.

Una giusta condanna?

“La vita mi ha dato una seconda opportunità e la vorrei cogliere”, dichiara con un’innocenza che quasi provoca il ghigno. Ma quanto è facile per chi sta al vertice dire “cogli l’opportunità” quando i costi dell’errore ricadono solo su di lui? La richiesta di rispetto, immediatamente seguita da una velata richiesta di perdono verso chi lo ha circondato, rivela l’assurdità di una situazione in cui l’unico a pagare il conto sembra sempre essere il protagonista del dramma.

Infine, Fagioli conclude con una promessa di silenzio: “Non ritornerò più sull’argomento, adesso devo solo pensare a dare il massimo sul campo.” Una frase che sa di rassegnazione, di un sistema che continua a girare nonostante la **conseguenza** umana che porta con sé.

Un improbabile ritorno alla normalità?

E se volessimo davvero risolvere il problema invece di affondarlo ulteriormente nel fango del gossip? Un’inchiesta che permettesse al mondo del calcio di affrontare seriamente la questione della **ludopatia**, senza creare altri “Fagioli” a cui dare in pasto il pubblico, potrebbe essere uno dei mille **passi** da affrontare. Ma chi ha tempo per riflessioni profonde quando l’errore dell’uomo si traduce in un’infinita caccia al sensazionalismo? La giustizia è un circo, e il pubblico ama lo spettacolo. Prossima fermata: chi la spunterà in questo gioco a scaricabarile, finché il “debito” non colpirà nuovamente?

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