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La panacea che deve rifarsi il trucco

Leggere e interpretare le considerazioni finali del Governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, significa soprattutto imbattersi in un’analisi ben poco rosea del contesto attuale. Cosa si potrebbe mai dire di questo mix di dazi e tensioni geopolitiche, se non che ci regala uno splendido pessimismo? La conclusione? Un ottimismo ‘condizionato’ — molto carino, vero? Ma la chiave per navigare tra rischi e opportunità è una sola: l’Europa. Peccato che debba prima archiviare una serie di errori come si fa con la roba scaduta nel frigo.
Il messaggio principale: abbiamo la responsabilità di cambiare. Guardando all’Italia, il Governatore ha tirato fuori i “segni di cambiamento”: nella manifattura, nei servizi, nel settore finanziario e persino nel funzionamento delle pubbliche amministrazioni! Sì, avete letto bene. Ha definito queste cose come “vitalità che non vanno disperse”. Ma, ecco la chicca: “non sono risultati compiuti”. Quindi, per lui, sono segni di avanzamento reale, una base concreta su cui costruire. Ah, la dolce illusione di riforme e prosperità! “Abbiamo la responsabilità e la possibilità di farlo”, ha ribadito. Forse doveva dirlo anche un paio di altre volte per assicurarsene.
Prima, però, il Governatore ha delineato le condizioni “indispensabili” per questo cambiamento. La più importante, che viene ripetuta più volte come un mantra, è la centralità dell’Europa. “L’Unione europea è un baluardo dello Stato di diritto”. Molto carino, ma non può certo permettersi di rimanere immobile. Deve superare i particolarismi nazionali — perché mai non farlo, giusto? — per tradurre in peso politico la sua forza economica e i valori che vanta di rappresentare.
Panetta ha insistito sulla necessità di completare il mercato comune, semplificare (ma non cancellare!) le regole che lo governano e creare un mercato unico dei capitali centrato sull’emissione regolare di titoli europei. Magari poi potrebbe contribuire a generare le necessarie risorse per finanziare investimenti e crescita. Ma la perla finale è quando afferma che “anche l’Italia trarrà beneficio da una incisiva risposta comune”. Sorprendente, non trovate?
Passando ai rapporti internazionali, l’allerta è alta. Le attuali dispute commerciali non sono un malessere temporaneo, ma il sintomo di un logoramento profondo. E il sistema multilaterale, che tentava di risolvere i problemi secondo regole condivise, è in crisi. Invece, avanza un ordine multipolare che aumenta il peso dei rapporti di forza. E quindi, prepariamoci a navigare in queste acque incerte, senza rinunciare ai nostri “valori”. Un vero e proprio invito a restare aggrappati a qualcosa di fumoso e astratto.
Da qui è partita l’analisi condotta nello studio ospitato dall’Adnkronos, dove economisti ed esponenti del mondo bancario si sono confrontati. Punti di vista diversi, ma con un denominatore comune: il ruolo dell’Europa. Paolo Guerrieri, economista di Sciences Po, ha detto: “Non contrastare la frammentazione può penalizzare il commercio internazionale”. Certo, il commercio potrebbe diventare un’arma per i paesi. Ma dall’altra parte, si potrebbe ancora lavorare per regolare frazionamenti. E indovinate un po’? Il richiamo all’Europa è cruciale come sempre — come un saggio di marketing, ma moltissimo interessante per l’Italia.
La signora Gloria Bartoli della Luiss ha trovato la mancanza di qualcosa nell’analisi del Governatore. Ma chi lo avrebbe mai detto? Certo, la Banca d’Italia ha sempre avuto il suo bel da fare, ma chi non lo sa? Ci vedrà mai una risoluzione in questo marasma? Probabilmente no, ma hey, almeno possiamo continuare a viaggiare in questo labirinto burocratico senza mai perderci veramente. Un vero trionfo di ottimismo condito da tanta ironia.
Un atteggiamento paternalistico, se vogliamo, nei confronti delle forze governative. Ma poi, dove sono le proposte? C’è un’analisi che definirei impeccabile, non c’è davvero nulla da dire, ma quella che manca è la sostanza. Insomma, ci sono degli statements molto obiettivi, ma quando si tratta di spiegare perché l’Europa non riesce a innovare, salta subito all’occhio il programma che abbiamo, chiamato Horizon, che dovrebbe stimolare la ricerca scientifica e farla passare all’innovazione. Ebbene, potremmo dire che questo programma ha fallito clamorosamente e andrebbe detto chiaramente.
E ora passiamo dal quadro economico macro a quello finanziario. Sarà un vero colpo di scena, ma indovinate un po’? L’Europa è ancora al centro della scena! “Fondamentali sono le indicazioni del Governatore per il completamento dell’Unione bancaria europea.” Che idea brillante! E chi lo avrebbe mai detto? “Siamo particolarmente soddisfatti per la proposta di emanare testi unici europei di codici di diritto bancario, così da semplificare l’operatività bancaria all’interno dell’Unione.” A dirlo è il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, che evidentemente ha trovato il modo di fare il suo lavoro, mentre la restante parte di noi si chiede dove sia l’innovazione.
La presidente di BNL Bnp Paribas, Claudia Cattani, con la sua lungimiranza ha affermato: “Di forte importanza è il richiamo all’unità del sistema europeo e all’Europa unita.” Ma certo, perché nell’epoca di disuguaglianze e conflitti, l’unica soluzione è mantenere la stessa ricetta che ci ha portato qui in primo luogo! “Il sistema finanziario unico con regole comuni va rafforzato.” E noi pensavamo fossimo a dieta. Ma che ne sappiamo noi? Sicuramente questo è il nostro asso nella manica per affrontare un futuro incerto e decisamente spaventoso a livello mondiale!