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La pubblica amministrazione che promette semplificare: un duello tra istituzioni e enti senza vergogna

Oggi si è svolto un incontro presso il Centro Studi Americani di Roma, intitolato “PagoPa: la pubblica amministrazione che semplifica”. Chiaramente un titolo che non promette nulla di meno che una rivoluzione, e chissà, magari questo è il momento in cui finalmente ci accorgeremo che la pubblica amministrazione non è solo un campo di battaglia burocratico.
Organizzato dall’Istituto Piepoli e da PagoPa S.p.A, la tech company sotto l’attenta vigilanza del Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, l’evento ha riunito illustri rappresentanti delle istituzioni e degli enti per discutere del meraviglioso mondo del digitale nel settore pubblico. Un incontro, non c’è dubbio, ben orchestrato e con un’agenda fitta di buone intenzioni.
A dare il benvenuto c’è stata la trio dei saluti istituzionali: Alessio Butti, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione, Daria Perrotta, Ragioniere Generale dello Stato e Guido Castelli, Commissario di Governo per la Ricostruzione dopo il Sisma del 2016. Per non farsi mancare nulla, l’introduzione è stata curata da Roberto Sgalla, Direttore del Centro Studi Americani, e moderata da Francesco Tufarelli, Consigliere della Presidenza del Consiglio. Illustri i nomi, ma il succo è sempre lo stesso: le chiacchiere.
Il Sottosegretario Butti, sempre pronto a illuminare le masse, ha detto: “La digitalizzazione della Pubblica Amministrazione passa da soluzioni concrete e accessibili.” E chissà quanto ci si possa fidare di questa affermazione. Ha aggiunto che il Governo continuerà il suo percorso con “determinazione”, promettendo di sostenere l’app Io per rendere le cose più semplici. Ma sappiamo tutti quanto spesso le promesse siano come le nuvole: belle da vedere, ma difficile che portino pioggia.
L’Istituto Piepoli, non a caso già noto per le sue indagini favorevoli, ha messo sotto i riflettori un campione di 103 enti pubblici. I risultati? Ma naturalmente rivelano che il 91% degli intervistati ha trovato il processo di digitalizzazione “complicato” ma, oh miracoloso, utile. Un paradosso in piena regola: si combatte quotidianamente la burocrazia per scoprire che essa non è nemmeno in grado di evolversi senza una dose massiccia di confusione.
Bella questa idea di “notifiche a valore legale” gestite ancora come nei bei vecchi tempi, eppure i più avanguardistici continuano a resistere. I rappresentanti degli enti pubblici, increduli, si accorgono che un processo di digitalizzazione risolverebbe il problema della “irreperibilità del destinatario”. Insomma, viviamo nel 2025, ma pare che alcuni scelgano il “cavallo di troia” della burocrazia antiquata. Addirittura, il 40% utilizza già la piattaforma Send, ma quasi tutti gli altri sono proni all’idea di abbracciarla in fretta. Già, perché il tempo e i costi sono le nuove divinità adorate da tutti.
Send viene considerata la soluzione magica per snellire la burocrazia — chi non vorrebbe? E come se non bastasse, secondo l’ennesima rivelazione dell’Istituto Piepoli, pagoPa è visto come uno strumento rapido e sicuro. Ah, la comodità dell’app Io! Viene utilizzata dal 45% degli utenti per ricevere comunicazioni e dal 39% per effettuare pagamenti digitali. Dati che parlano da soli, almeno in un mondo ideale dove la tecnologia rende tutti felici senza alcuno sforzo.
Infine, il Direttore generale di PagoPa, Maurizio Fatarella, ha chiuso le danze con la promessa di continuare a evolvere l’offerta di soluzioni tecnologiche, apparentemente in modo da avvicinare i servizi ai cittadini. Evidentemente, la sfida sta tutta nel trasformare il “potrebbe” in “è” e fare in modo che le promesse non vengano spazzate via come le foglie d’autunno.