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La ricerca di talenti: una sfida che non finisce mai.

“Siamo consapevoli che l’attuale scenario economico ci presenta sfide significative, importanti, cruciali, come la necessità di trovare una soluzione alla scarsità di lavoratori qualificati che si registra in molti settori strategici, sui quali non possiamo perdere competitività.” Parole meravigliosamente motivate da Adolfo Urso, il nostro ministro per le Imprese, che ha pensato bene di inviare un videomessaggio per l’evento di Unioncamere ‘Le competenze per il made in Italy’. Ed ecco che l’argomento delle competenze si eleva a “asset” per il nostro amato made in Italy — chissà come mai non l’abbiamo capito prima! È fondamentale investire, afferma, per rispondere sia alla domanda delle aziende sia per formare lavoratori che possano incontrare le esigenze delle imprese. Peccato che ci sia una leggera discrepanza tra le parole e le azioni.
“Il nostro governo dal primo giorno si è impegnato mettendo al centro di ogni politica industriale e produttiva l’occupazione.” Davvero, non si nota affatto! Peccato che tra le promesse e i risultati ci sia un abisso. Urso prosegue dicendo che “i dati disegnano un’Italia profondamente cambiata su questo fronte.” Ma certo, perché un milione di nuovi posti di lavoro sono effettivamente nell’ordine delle cose da ottobre 2022 a oggi. Siamo arrivati a un record di occupati storici di 24,3 milioni! E chi lo direbbe, con oltre 16,5 milioni di lavoratori a tempo indeterminato e un numero di donne in carriera che raggiunge i 10 milioni?
“Questi risultati tangibili, significativi, dimostrano che un percorso serio e condiviso di riforme e investimenti genera crescita e stabilità,” dice Urso. Ma ci crediamo davvero? È evidente che la sua ambizione va oltre. Dobbiamo recuperare ritardi storici rispetto ad altri paesi europei, ma attenzione, c’è ancora molto da fare per colmare un divario che appare sempre più abissale tra competenze e richieste del mercato. Perché chi ha bisogno di un diploma quando ci sono trecento corsi su TikTok?
“Recenti studi indicano che entro il 2027, in molti settori come la meccatronica e l’informatica, ci saranno più di 200.000 posti di lavoro necessari a fronte dei 115.000 attuali.” Fantastico! Ma siamo sicuri che i nostri giovani vogliano farsi strada nei mondi di cavi e circuiti? E ancora, “la domanda di competenze green sta crescendo rapidamente”. Sfortunatamente, sembra che i lavoratori qualificati siano ancora più rari delle opinioni sensate sui social media. Naturalmente, il nostro ministro suggerisce di migliorare e ampliare l’offerta formativa. Insomma, il liceo del made in Italy suonerà melodioso nei nostri sogni.
“In questo ambizioso progetto le università svolgono un ruolo principe,” afferma Urso. Mmm, interessante come un principe senza regno. Visitando le università, il ministero promette un nuovo mondo di centros di eccellenza e fondazioni pubblico-private, dove la collaborazione tra università, centri di ricerca e imprese promuoverà un’istruzione che anticipa il mercato. Ma perché ci vuole così tanto tempo per implementare ciò di cui parliamo da anni?
“Un investimento che il Governo fa con lungi investimenti…” Già, “lunghi” è il termine giusto. Prendendo in considerazione una politica industriale strutturata e innovativa, che per caso è stata assente per troppi anni nel nostro amato paese. E alla fine, cosa rimane? Che le promesse, come sempre, rischiano di essere più eloquenti dei risultati. Ecco la vera arte della politica!