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Lamentazioni della canapa: chiudiamo baracca e burattini, 30 mila posti di lavoro sulla soglia del baratro!

A quanto pare, fino a 30.000 posti di lavoro e oltre 3.000 aziende potrebbero essere spazzati via in un batter d’occhio per un giro d’affari che si aggira intorno ai 2 miliardi di euro. Chi l’ha detto? La filiera della Canapa, sempre pronta a suonare la campana del disastro, in occasione della conferenza stampa ‘Salviamo la filiera della canapa industriale’ tenutasi oggi nella Sala Stampa della Camera dei Deputati. Una vera e propria catastrofe, non trovate?

Il problema principale? Un certo articolo 18 del nuovo dl sicurezza, il quale ha deciso di vietare la produzione di inflorescenze contenenti cannabidiolo… a meno che non siano destinate al florovivaismo professionale! Quindi, addio commercio, lavorazione, detenzione e vendita. Chiaramente, questo è l’unico modo che il governo ha trovato per combattere l’epidemia di canapa in Italia. Complimenti a chi l’ha ideato!

Dall’entrata in vigore del decreto, lo scorso 12 aprile, gli imprenditori di prodotti a base di Cbd si ritrovano nel vortice di sequestri e denunce. Una vera gioia per chi ama il rischio! Secondo Stefano Vaccari, Capogruppo Pd in Commissione Agricoltura, è fondamentale accendere i riflettori sulla questione, dal momento che “non si prevede né un periodo di transitorietà, né un ristoro e nemmeno ammortizzatori sociali per gli imprenditori coinvolti”. Sì, perché chi ha bisogno di assistenza in questa crisi economica, giusto?

Il nostro eroe del giorno, Mattia Cusani, presidente dell’Associazione Nazionale Canapa Sativa Italia, ha messo in evidenza un altro aspetto: tutto il bazar attorno alla canapa industriale — utilizzata in settori che spaziano dal tessile all’alimentare, senza dimenticare la cosmesi — finirà per finire in mano a paesi esteri. Ma tranquilli, il consumo non verrà fermato! È solo la produzione a essere spacciata. Chiarissimo.

Secondo la filiera, questo decreto legge va contro il diritto europeo, il quale considera la canapa un prodotto agricolo legittimo, consentendone la coltivazione e il commercio, purché il livello di Thc rientri nei limiti dell’Ue. Stefano Masini, Coordinatore delle attività dell’Area ambiente e Territorio di Coldiretti, si è espresso al riguardo, sottolineando che “la Canapa è riconosciuta come coltura agricola legittima se il Thc è sotto lo 0,3%”. Peccato che in Italia si decida di ignorare questi dettagli insignificanti.

La conferenza stampa di oggi ha l’obiettivo di richiedere un ripensamento alla maggioranza e una discussione “seria e trasparente” sull’articolo 18. Stefano Vaccari ha concluso che è fondamentale che si torni indietro. Certo, che bel modo di affrontare la questione, vero? Magari un giorno capiremo che le contraddizioni non risolvono nulla.

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