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Le piccole e medie imprese ci rifilano il loro nuovo patto sociale: preparatevi al gran spettacolo del solito teatrino

Nel bel mezzo di un contesto socioeconomico in declino, dove pensioni da fame si intrecciano con una popolazione che invecchia e un sistema sanitario nazionale sempre più strozzato, spuntano proprio le imprese a fare da moderni eroi sociali, colmando i vuoti che lo Stato ormai ignora con noncuranza.
Pierre Cordier, amministratore delegato e direttore generale di Groupama Assicurazioni, illumina con schiettezza la scena: quasi un lavoratore su due si aspetta che il proprio datore di lavoro si sostituisca alla politica sociale su temi cruciali come pensioni e sanità.
In pratica, il welfare aziendale diventa il cerotto miracoloso per coprire le falle insanabili del sistema pubblico, trasformandosi nel migliore alleato delle aziende non tanto per generosità, quanto per la lor trita ossessione: attrarre e trattenere i talenti migliori in un mercato del lavoro dove l’insicurezza regna sovrana.
Ma andiamo oltre le chiacchiere da ufficio: meno di quattro italiani su dieci hanno una qualche forma di previdenza integrativa o copertura sanitaria extra, mentre ben due terzi si lamentano dell’efficienza ormai ridicola del servizio sanitario nazionale. Davvero una sorpresa, vero?
Ne consegue che otto lavoratori su dieci ritengono il pacchetto welfare aziendale non più un lusso, ma un requisito imprescindibile per scegliere un nuovo lavoro. Dato che, diciamolo, nessuno vuole più ritrovarsi con la sola promessa vuota del settore pubblico.
Groupama non sta a guardare e propone un’offerta ben studiata per le imprese italiane: il programma “Welfare aziende” che comprende “Benessere impresa” per gestire i piani sanitari e “Programma Open” dedicato alla previdenza complementare. Una vera manna dal cielo per chi, ormai, deve arrangiarsi da solo.
Pierre Cordier conclude con la consueta retorica rassicurante: le aziende che si dotano di un buon welfare non solo proteggono i propri dipendenti e le loro famiglie, ma diventano irresistibili agli occhi dei talenti. Nel frattempo, gli assicuratori possono finalmente vantarsi di fare la loro “parte sociale”, integrando ciò che il pubblico ha dimenticato, e così contribuendo – pare – alla tenuta di una società ormai sull’orlo del baratro.