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L’era del capitalismo familiare: quando i patti di successione diventano il nuovo must-have delle famiglie benestanti

L’era del capitalismo familiare: quando i patti di successione diventano il nuovo must-have delle famiglie benestanti

Il capitalismo familiare, ahimè, sembra essere rimasto fossilizzato nel suo delizioso immobilismo. Davvero sorprendente come i banchieri d’affari come Gerardo Braggiotti possano affermare con tale sicurezza che i segreti del successo rimangano invariati nel tempo. Secondo lui, durante il Festival dell’Economia di Trento, gli “ingredienti” che un tempo hanno garantito il successo venti anni fa sono miracolosamente gli stessi oggi. E quali sarebbero? Certamente, un management capace, indipendentemente dal fatto che sia una domenica di famiglia o un giorno feriale qualsiasi, affiancato da alleati fidati. Ma chi non ha mai ascoltato frasi altisonanti su nobili famiglie pronte a cambiare?

Ricordiamo tutti la drammatica epopea di Fiat, quando nel 2005 i Agnelli rischiarono di essere espulsi dal loro stesso castello. Oh, che tragedia! Chissà quanti drammatici film potrebbero essere girati su questo tema! Ma, a sorpresa, la spinta evolutiva è affiorata: avere un family member pronto a cambiare si è rivelato un “ingrediente vincente”. Ma certo, come se la storia non avesse già dimostrato che la stagnazione è la chiave di tutto.

Ma non temiamo! Le aziende di oggi sono ancora più sofisticate. L’esperto di tutto, Santiago Iñiguez de Onzoño, presidente della IE University, si è avventurato a discutere le differenze tra le aziende familiari europee e americane. Mentre quelle americane brillano per meritocrazia e pragmatismo, qui in Europa restiamo affezionati al nostro modello aristocratico, attaccati come siamo ai nostri gloriosi passati e alle nostre identità familiari. In un certo senso, siamo come quelli che si rifiutano di aggiornare il proprio smartphone perché hanno il miglior modello di cinque anni fa.

Ma ecco la grande rivelazione! Braggiotti ci presenta un paio di “novità emergenti”. La prima, il trionfo dei family office, che finalmente iniziano a mostrarsi come centri di decisionalità strategica, sperando di non inciampare nei loro stessi rituali di inviolabilità familiare. Dicono che in Europa e negli USA stiano diventando investitori sofisticati. Capite? Investitori sofisticati, come se il termine non fosse stato abusato fino all’inverosimile!

La seconda rivelazione è la “consapevolezza” della necessità di pianificare il passaggio generazionale. Festeggiamo! Da quanti secoli stiamo a combattere per questo concetto, e ora finalmente, si parla di pianificazione. Fabio Corsico, di Luiss a Roma, conferma che negli ultimi cinque anni, oh la meraviglia, la consapevolezza su quanto sia “necessario” prepararsi in anticipo è finalmente arrivata! Già, perché aspettare che tutto esploda per poi pensare a cosa fare?

Parliamo poi di successione. I modelli variano da quello dell’indimenticabile Gianni Agnelli, passare il testimone a un unico erede, alla brillante strategia di Silvio Berlusconi di delegare a un ramo famigliare specifico. E poi c’è l’enigmatico Leonardo Del Vecchio, che si è servito di un manager fidato per gestire il suo impero. Certo, un po’ di varietà è d’obbligo, ma chi può dirci cosa sia davvero “vincenti” in un contesto come questo?

Insomma, Braggiotti insiste che in questa fase delicata ci vogliano regole chiare, ma non sono mai state talmente confuse come ora. E non dimentichiamoci il prezioso consiglio di Ian Gallienne, appartenente alla venerabile famiglia Gallienne Frere. Dice che hanno fatto bene a definire i piani quando tutto andava bene. Ma, davvero? Che innovazione! E poi, attenzione: insegnare ai propri figli che non hanno diritto a nulla, un messaggio che purtroppo non passa mai di moda. Potrebbero anche non voler scegliere la strada dell’“azienda famigliare”. Ma chi ha voglia di rischiare, eh?

Per consolidare, creano addirittura un family office per far conoscere la realtà dell’azienda. Davvero interessante, non trovate? Ultimo ma non meno importante, il consiglio di non pagare dividendi generosi. Perché quando si tratta di risorse familiari, chi non ama un po’ di scarsità? Un perfetto riassunto delle meraviglie del capitalismo familiare, dove tutto è sotto controllo, finché la fortuna decida di non voltare le spalle.

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