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L’Europa dei corrotti: arrestata l’assistente dell’europarlamentare di Forza Italia Fulvio Martusciello

L’Europarlamento abbia già dato il peggio di sé, arriva l’ennesimo scandalo a ricordarci che il marcio è sempre più radicato. Dopo i lobbisti beccati a ungere le ruote della politica per conto di Huawei, questa volta a finire in manette è Lucia Simeone, detta Luciana, assistente storica e capa dell’ufficio dell’europarlamentare Fulvio Martusciello di Forza Italia. Portata direttamente nel carcere di Secondigliano, la Simeone è accusata di associazione a delinquere, riciclaggio e corruzione. Il solito copione? Troppo ottimisti: qui ogni giorno si scrive un capitolo nuovo del romanzo della politica marcia.
Corruzione, soldi sporchi e l’ombra di Huawei
Ancora non è chiaro se l’arresto di Simeone sia legato allo scandalo Huawei, ma i legami pericolosi sono sotto gli occhi di tutti. Mentre la Procura federale belga porta avanti un’inchiesta che ha già prodotto cinque arresti e 21 perquisizioni tra Francia, Belgio e Portogallo, chi spunta? Il nome di Martusciello, che – guarda caso – aveva uffici proprio nei locali perquisiti. Se non è un indizio, è almeno un gigantesco segnale d’allarme.
Una lettera che puzza di conflitto d’interessi
L’europarlamentare di Forza Italia non è indagato (per ora), ma il suo nome compare in una vicenda imbarazzante. Nel gennaio 2021 firma una lettera con altri sette europarlamentari, in cui denuncia il “razzismo tecnologico” dell’UE per le restrizioni sul 5G. Traduzione: un tentativo maldestro di difendere gli interessi di Huawei travestendolo da crociata per la libertà del mercato. La missiva, indirizzata direttamente a Ursula von der Leyen e ad altri commissari europei, suona oggi come un atto di lealtà verso un colosso tecnologico che, guarda caso, è proprio al centro dell’inchiesta sulla corruzione politica.
False presenze e stipendi gonfiati: lo squallore quotidiano dell’Europarlamento
Ma non finisce qui. Martusciello compare anche in un’altra indagine, insieme all’ex europarlamentare Giuseppe Ferrandino (ex Pd e Azione). L’accusa? La più vecchia e squallida truffa: firmare false presenze alle sedute del Parlamento europeo per intascare la diaria giornaliera di 350 euro. Per chi non lo sapesse, funziona così: firmi il registro, fai finta di essere presente e poi sparisci, ma i soldi te li metti in tasca lo stesso. Un giochino miserabile, che dimostra ancora una volta come a Bruxelles si pensi più agli affari personali che agli interessi dei cittadini.
La solita giostra di impunità (fino al prossimo scandalo)
Ora, ci aspettiamo la solita farsa: dichiarazioni indignate, frasi di circostanza, il classico “ho piena fiducia nella giustizia” e poi tutto tornerà come prima. Qualcuno cadrà in piedi, qualcun altro sarà dimenticato, e il circo continuerà indisturbato. Ma fino a quando? Quando smetteremo di accettare che le istituzioni europee siano un mercato a cielo aperto per lobbisti, corrotti e truffatori?