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Mercati europei a passo di lumaca mentre Wall Street fa il pieno e la Boj resta immobile senza battere ciglio
La Banca del Giappone si conferma fedele a sé stessa: per la quinta volta consecutiva, niente aumento dei tassi d’interesse. Con la solita solennità, la banca centrale ha annunciato che la crescita economica nipponica subirà un rallentamento, in colpa alle geniali politiche commerciali dei vari stati, che come da copione provocheranno una frenata globale e faranno impallidire i profitti delle aziende. Una previsione così entusiasmante che quasi fa venir voglia di scommettere sull’inflazione esattamente all’opposto.
Però, attenzione: la decisione era tutt’altro che scontata. In un raro momento di dramma interno, due membri del consiglio hanno osato proporre un aumento dei tassi allo 0,75%, come se ci trovassimo in una partita di poker ad alto rischio. Nel frattempo, la Boj ha deciso di smobilitare gradualmente i fondi negoziati in borsa (ETF) al ritmo di circa 330 miliardi di yen l’anno (oltre 2,2 miliardi di dollari). Un piccolo passo forse, ma che gli analisti hanno già interpretato come l’annuncio premonitore di una stretta monetaria che potrebbe fare capolino già alla riunione di fine ottobre. Come dire: tenetevi pronti, ma non troppo.
Inflazione giapponese al minimo da dieci mesi, ma niente panico
Nel mezzo di questo teatrino monetario, è arrivato il dato sull’inflazione di agosto: giù al minimo degli ultimi dieci mesi, al 2,7%, un calo rispetto al 3,1% registrato il mese precedente. Tranquilli però, resta comunque sopra il target ostinato dalla Boj, che nel frattempo si crogiola nel suo 2%. Il dato core, quello che si diverte a escludere cibo fresco ed energia (i soliti indisciplinati), è invece salito del 3,3%. E non poteva mancare il momento “sorpresa alimentare”: i prezzi dei generi alimentari hanno fatto un salto dell’8%, con il riso che, senza alcun pudore, è schizzato del 68,8% su base annua a causa di una domanda superiore alle aspettative e maltempo a farla da padrone. Un cocktail perfetto per dare un colpo basso alle politiche agricole dell’esecutivo, che si è trovato sotto pressione durante le recenti elezioni parziali per il rinnovo del Senato a luglio. Come sempre, quando serve, il caro riso viene a bussare alle porte della politica.
Tra dazi e tweet: in attesa del confronto Trump-Xi
Nel frattempo, nei vivaci mercati cinesi, l’indice Hang Seng di Hong Kong ha sorriso con un +0,1% portandosi a 26.576,59 punti, mentre l’indice Composite di Shanghai ha fatto il brontolone, perdendo meno dello 0,1% e annegando nei suoi 3.830,65 punti. Gli investitori, con il proverbiale fiato sospeso, aspettano una telefonata di grande stile tra il presidente Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping. Al centro della conversazione, anzi, della telenovela: i dazi e il destino di TikTok, che rischia di essere bandito dagli Stati Uniti se non si trova un accordo miracoloso.
Nonostante questa attesa carica di emozione, l’indice australiano S&P/ASX 200 si è riguadagnato un sorriso, salendo dello 0,6% a 8.799,80 punti dopo la batosta del giorno prima, quando i dati sul mercato del lavoro hanno fatto emergere qualche scricchiolio. Mentre in Corea del Sud, il Kospi ha deciso di fare il guastafeste, scendendo dello 0,7% a 3.436,48 punti. L’India non si fa mancare nulla e il suo BSE Sensex ha perso lo 0,4%, annullando un po’ dei guadagni precedenti. A chiudere il quadro, il Taiex di Taiwan che ha tirato giù il sipario con un -0,4%.