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Mercati europei che festeggiano i dazi come se fosse San Nicola mentre Essilux fa il suo show grazie al big dei social Meta

Borse europee alla frusta per i dazi di Trump, Milano scalcia e Parigi danza sull’onda delle tech e del lusso in crisi

Le Borse europee sembrano pronte a giocare a nascondino con i dazi americani, avanzando con la delicata cautela di chi sa che ogni passo falso può costare caro. Gli investitori, affinando la vista come Sherlock Holmes, scrutano le ultime esternazioni minacciose del presidente Donald Trump, cercando disperatamente di concentrarsi sui fatti concreti: il rinvio dei dazi al primo agosto. Sì, avete capito bene, una magra consolazione che regala qualche settimana in più per tirare corde diplomatiche e tentare di strappare qualche compromesso – o forse solo per dare un contentino alle economie coinvolte.

Questa trepidante attesa si riflette nelle oscillazioni prudenti degli indici più importanti: il FTSE MIB di Milano, il DAX 30 di Francoforte e il CAC 40 di Parigi si trascinano lentamente, come atleti che riflettono se correre o fermarsi a osservare il pubblico.

Sul fronte dei titoli, la scena spetta a Prysmian, illuminata dagli investitori dopo che Trump ha scatenato la bagarre imponendo dazi del 50% sul rame. Curioso: la società gode di un leggero tappeto rosso perché possiede un impianto in Texas e non deve comprare materiali da fornitori esterni, scampando così all’assalto tariffario. Nel frattempo, il comparto bancario non vuole essere da meno: Unicredit si prende i riflettori dopo aver annunciato l’incremento della sua quota in Commerzbank al 20%, grazie a un’abile conversione di derivati. Nel frattempo, il glamour mostra la sua faccia più fragile: Moncler e Brunello Cucinelli arrancano, mentre in coda si sfilano STMicroelectronics e Stellantis, apparentemente più adatti a una maratona verso il basso.

Tra le curiosità del giorno, occhi puntati su EssilorLuxottica a Parigi, che sale alla ribalta dopo voci insistenti di un investimento da parte di Meta. Pare che il gigante dei social abbia messo le mani su una fetta (circa il 3%) del capitale: un’alleanza tra occhiali e digitale che promette scintille – o almeno qualche storia da raccontare ai caffè finanziari.

Non poteva mancare il fronte valute, dove il dollaro sta tentando una timida rimonta, accarezzando i massimi delle ultime due settimane e mezzo contro tutte le principali monete. Il biglietto verde resiste coraggiosamente intorno a quota 1,17 per un euro, quasi come un gladiatore appeso alla sua spada.

Intanto, il mercato delle materie prime vive la sua tempesta perfetta: il rame è al centro del ciclone dopo l’annuncio shock dei dazi al 50%. I future negli Stati Uniti schizzano in alto del 10%, toccando vertici mai visti, mentre a Londra e Shanghai il prezzo crolla, colpa di trader impacciati che sembrano incapaci di rifornire in tempo gli Stati Uniti. Insomma, una danza delle contraddizioni che conferma quanto la globalizzazione possa affondarsi da sola con sgarbi di questo tipo.

Sul fronte energetico, invece, il petrolio cerca di mantenere i nervi saldi. Il WTI staziona attorno ai 68 dollari al barile mentre il Brent tenta di puntare a quota 70 dollari, quasi come un adolescente che prova a conquistare l’adulto. Senza dimenticare il gas naturale, che ad Amsterdam ha superato i 34 euro al megawattora, ricordandoci che, tra dazi e tensioni, qualcuno deve sempre pagare di più per accendere le luci.

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