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Mettiamo tutti i soldi delle tasse in tasse più piccole, perché ha perfettamente senso

Nei primi sei mesi del 2025 le entrate fiscali italiane crescono, ma c’è chi chiede di tagliare le tasse al ceto medio

Secondo i dati di Bankitalia, nei primi sei mesi del 2025 le entrate tributarie hanno raggiunto quota 257,3 miliardi di euro, mostrando un aumento del 3,4%, ovvero 8,5 miliardi in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Numeri che fanno venir voglia di condividere la ricchezza, almeno a sentire chi sostiene che almeno una parte di questi extra introiti dovrebbe essere utilizzata per abbassare le tasse al ceto medio, in particolare riducendo l’aliquota Irpef dal 35 al 33% fino a redditi di 60mila euro.

Maurizio Casasco, deputato di Forza Italia e responsabile Economia del partito, non usa mezzi termini nella sua nota: con un aumento previsto per l’intero anno di 17 miliardi, sarebbe opportuno investire appena un quarto di questa cifra – circa 4,2 miliardi – proprio in questa misura fiscale diretta a lenire la pressione su chi, non si sa bene come, tiene in piedi la baracca economica nazionale.

Secondo Casasco, è ormai ineludibile che lo Stato incentivi gli investimenti delle imprese e riduca le tasse alle famiglie, specialmente al ceto medio, iniettando nell’economia reale questo surplus di risorse fiscali. E qui arriva il tocco magico: il deputato richiama il Fondo per la riduzione della pressione fiscale, istituito nel lontano 2014 e poi aggiornato nel 2022, sperando che questa volta non resti solo una bella parola scritta sulla carta ma diventi un reale intervento di sostegno economico-sociale.

Dopotutto, la riduzione dell’Irpef dal 35 al 33% fino a 60mila euro è una vera e propria bandiera di Forza Italia, ribadita a più riprese dal segretario nazionale Antonio Tajani. Nel gran dramma del paese, il ceto medio si è visto caricare sulle spalle il peso più grosso del fardello fiscale e non può certo subire il rischio di trasformarsi in classe povera senza una qualche reazione politica dignitosa.

Non manca poi il riferimento al fatto che il Governo, negli ultimi anni, ha reso «strutturale» la riduzione del cuneo fiscale e ha addirittura rinnovato di recente con entusiasmo i bonus sociali per i soggetti più fragili. Ma, a quanto pare, questi interventi non sono sufficienti se non si punta con decisione a una giustizia fiscale che sia davvero equa in tutti gli strati sociali che sostengono l’economia nazionale.

In sintesi, pare proprio che il messaggio sia chiaro: mentre la macchina delle entrate tributarie macina record su record, una fetta di élite politica insiste affinché il ceto medio, che sarebbe quello che se la spassa meno, venga sgravato almeno di un po’ di tasse. Un piano da applausi, certo, purché poi non si dimentichino altri comparti o categorie che magari… pagano meno e ne beneficiano comunque.

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