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Mfe rialza la posta su Prosiebensat e il gioco si fa davvero sporco

MFE ha deciso che 4,48 euro in contanti più 1,3 azioni MFE A sono il nuovo prezzo irresistibile per conquistare ProSieben. Nessuna variazione sulla parte liquidativa, ma un corposo aumento sulla componente azionaria, perché evidentemente convincere i tedeschi richiede qualche dolcetto in più.

La scadenza per dire sì a questa offerta pubblica di acquisto (OPA) si allunga fino al 13 agosto 2025. Una data che, come sempre nei salotti finanziari, potrebbe essere oggetto di proroghe perché la suspense deve durare il più possibile.

Se fate un rapido conto matematico basandovi sui valori storici di ProSieben unita al prezzo medio trimestrale delle azioni MFE A sulla borsa di Milano – precisamente 3,182 euro al 25 marzo 2025, giorno cruciale prima che MFE annunciasse il suo colpo di teatro – questa “Offerta Migliorata” sfiora gli 8,62 euro a titolo. Un’aggiunta niente male, che piazza un bel +22% di premio rispetto al prezzo di chiusura Xetra del 25 luglio 2025, giusto per rammentarvi che qui i prezzi si alzano anche se in maniera calibrata, come chi si vanta di essere generoso risparmiando.

Da MFE leggiamo un comunicato intriso di lungimiranza industriale: “Una collaborazione stretta con ProSieben doveva per forza sbloccare vantaggi strategici degni di nota e creare, guarda caso, valore”. Popcorn pronti perché la combinazione promessa delle attività dovrebbe, quando e se mai si concretizzerà, trasformare questa fusione in un gruppo fortissimo. Il mirino? Pubblicità, tecnologia e dati, quei settori magici dove tutto si risolve facilmente grazie a “iniziative di valore significative”.

Berlusconi rilancia e si prepara a un gruppo europeo da competizione globale

Pier Silvio Berlusconi, il celebre CEO di MFE, non perde occasione per rimarcare che l’aumento di offerta non nasce da un insuccesso, ma da una ferma convinzione nel progetto industriale che sostengono da anni, anche se Evidentemente i risultati di ProSiebenSat.1 rendono il tutto un’urgenza da far tremare i polsi.

Berlusconi precisa con quel sottile charme tipico dei grandi strateghi: non si punta al dominio totale, ma a una flessibilità regolabile per imporre “una direzione chiara basata su una visione comune”. Insomma, niente dittatura, solo una guida illuminata, come in ogni famiglia ben organizzata.

La vera ambizione è costruire “quello che ancora manca”: un colosso europeo forte, radicato nei territori ma con una scala globale degna dei tempi moderni. Un gruppo capace di unire mercati, rafforzare l’offerta editoriale e creare valore che non sia solo per pochi eletti, ma anche per chi vuole solo sintonizzarsi senza farsi spennare.

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