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Monza calcio: ecco l’ultima farsa della vendita a Beckett Layne Ventures, che show da non perdere

Monza calcio: ecco l’ultima farsa della vendita a Beckett Layne Ventures, che show da non perdere

Finalmente si intravede la linea d’arrivo nella partita a scacchi per vendere il Monza Calcio, ora in mano alla Fininvest della famiglia Berlusconi. Dopo diversi contatti con fondi americani – ne abbiamo avuto notizia qualche tempo fa – sembra che adesso la fumata bianca sia più vicina che mai. Anzi, qualche fonte sussurra che la firma potrebbe arrivare entro domani, se tutto procede come previsto.

Indovinate chi starebbe facendo il colpaccio? Un gruppo di investitori orchestrato da Mauro Baldissoni, ex dirigente della Roma, che ha tirato fuori dal cilindro Beckett Layne Ventures, una società di venture capital con base a Larchmont, nello Stato di New York. Fondata nel 2018, Beckett Layne Ventures ha alla guida Brandon Berger, un tipo che in passato ha ricoperto il ruolo di Chief Digital Officer Worldwide per un colosso della pubblicità come Ogilvy & Mather. Insomma, non stiamo parlando dell’ultimo arrivato nel mercato finanziario.

La valutazione che si aggira intorno ai 30 milioni di euro pare già un affare per un club che ha scalato la Serie A con una rapida ascesa. Il piano? Rilevare subito un 80% delle quote societarie con l’intenzione – inevitabile, ovviamente – di acquisire il 100% entro un anno o giù di lì. Un cambio di mano totale, insomma, con la precisione di chi sa dove mettere le mani e perché.

Ma prima di questi nuovi protagonisti, ci erano state altre storie con ben altri nomi e portafogli. Lo scorso autunno, per esempio, sembrava cosa fatta con il fondo statunitense Gamco Investors, una potenza con 32 miliardi di dollari gestiti in centinaia di società quotate, da Paramount Global a United Rentals, passando per Textron. Tutto sotto l’egida di Mario Gabelli, il celebre magnate italo-americano di origini parmigiane, con al fianco l’elemento europeo Alec Boccanfuso. Ah, non dimentichiamo il supporto di Palella Holdings, perché in questi giochi ogni carta è buona.

Prima ancora era stato il turno di Orienta Capital Partners, ma anche quella trattativa si è sciolta nel nulla nel giro di pochi mesi, lasciando solo un’eco di potenziali affari mai concretizzati. Insomma, un lungo tiro alla fune, una partita che sembrava destinata a non chiudersi mai, ma che adesso potrebbe finalmente vedere il banco girarsi a favore di una nuova proprietà, tutta americana, ma con qualche astuzia “made in Italy”.

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