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Musk e Trump si sfidano all’ultimo sangue mentre Tesla perde pezzi in Borsa

Musk e Trump si sfidano all’ultimo sangue mentre Tesla perde pezzi in Borsa

Il caos politico-economico negli Stati Uniti sta raggiungendo un nuovo culmine surreale, e a farne da protagonisti ci sono niente meno che Donald Trump e Elon Musk. Quasi si sfidassero a chi riesce a fare più scalpore con una semplice battuta social, il tycoon-presidente e il magnate tecnologico hanno scatenato uno scambio incandescente degno di una soap opera politica con licenza di ironia.

Donald Trump, probabilmente stanco dei soliti partiti che si scambiano addosso responsabilità senza mai cambiare nulla, ha promesso che se quel «folle disegno di legge sulla spesa pubblica» passasse in Congresso, lui fonderebbe il “America Party”. Un partito alternativo a quel binomio democratico-repubblicano che, a suo dire, soffoca ogni vera voce popolare. Tradotto: al popolo serve finalmente qualcun altro che lo ignori o lo strumentalizzi in modo più originale.

Non si è fatta attendere la risposta, sempre via social (sul suo personale regno digitale chiamato Truth), dove Trump ha lanciato una frase che, nel suo genere, è puro sarcasmo condito da un pizzico di cinismo economico: l’ex presidente ha suggerito che il Doge — ovvero il governatore di California — dovrebbe ficcare il naso nei sussidi dati alle aziende di Elon Musk e valutarne un taglio netto. Perché? Il risparmio risulterebbe in una «fortuna». Pare che secondo Trump Musk sia probabilmente la persona più sovvenzionata nella storia degli Stati Uniti. Non esattamente un complimento, ma un’accusa vestita da consiglio di risparmio pubblico.

Come se non bastasse, Trump è andato oltre, predicendo che senza quei soldi pubblici Musk sarebbe costretto a chiudere i battenti e tornarsene nel suo amato Sudafrica. Una visione apocalittica che suona tanto come una minaccia mascherata da previsione: niente più stelle e strisce per il magnate, solo sabbia e surf nella terra natale.

La risposta di Musk non si è fatta attendere, sempre via X (no, niente Twitter, ora si chiamano così): «I literally say CUT IT ALL. Now.» Traduzione per gli umani: «Dico letteralmente: tagliateli tutti. Subito.» Scelta linguistica crudele ma efficace, che sembra indicare come Musk non solo sia pronto a rinunciare a quei sostegni pubblici, ma forse stia addirittura cercando di girare la situazione a suo vantaggio.

Questo scambio epico potrebbe segnare una frattura definitiva tra due giganti della politica e dell’economia statunitense. Mentre il mondo osserva, tra un tweet e l’altro si intrecciano battaglie di potere, giochi di ruolo e autentiche dichiarazioni d’intenti, in un clima che definire surreale è un eufemismo.

Non bastasse questa querelle da talk show, Tesla deve fare i conti anche con dati di vendita che presentano un generale crollo globale. Dall’Asia all’Europa, passando per il mercato interno, la casa automobilistica di Musk vede calare le vendite con una rapidità che sembra quasi ironica, vista la pompa mediatica e i continui proclami del suo CEO su “rivoluzioni” e “futuro green”. Ma evidentemente, il futuro più verde di Musk è accompagnato da una tinta scura nei bilanci.

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