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Napoli presenta il suo futuro eco-friendly al Giro d’Italia della responsabilità sociale

Il Giro d’Italia della CSR, quell’evento vagabondo di Il Salone della CSR e dell’Innovazione sociale, si palesa a Napoli, cercando di mostrare un angolo di luce nel buio dei cliché storici. Ma quale cambiamento stiamo realmente osservando? Si svolgerà giovedì 3 aprile all’Università degli Studi di Napoli Parthenope un convegno dal titolo “La collaborazione pubblico-privato per una nuova idea di città”. Un perfetto slogan pubblicitario che promette progetti innovativi e una nuova riqualificazione urbana, ma chi può credere ai miglioramenti quando la bureaucraticità sembra essere l’unica cosa “consolidata” qui?

“Per migliorare la vita di chi abita, studia e lavora nelle città è necessario ottimizzare le risorse e creare sempre nuove alleanze tra pubblico e privato”, dichiara Rossella Sobrero, del gruppo promotore. Sì, perché nella realtà, le entità pubbliche sono tanto efficienti quanto un motore arrugginito, e le alleanze sono spesso più un miraggio che una reale sinergia. Chi non ha mai sentito queste promesse vuote? E chi ha mai visto una vera inclusività nella gestione urbana?

Innovazione o Illusione?

Si parlerà di progetti come ‘La bella piazza’, dove l’idea brillante è quella di trasformare piazza Garibaldi in un posto sereno—per chi? In che modo? L’iniziativa dell’associazione Est(ra)Moenia punta a co-gestire gli spazi pubblici con una selva di partenariati che include oltre 40 soggetti. Ma è questo il futuro? Affidare chioschi e lanciare eventi culturali non è forse una semplice bandiera colorata per nascondere un mare di problemi non risolti? Per ogni evento brillante ci sono dei rifiuti accumulati e un’assenza di piani strutturali

Riqualificazione: Parole che non Pesano

I Quartieri Spagnoli, un’altra icona partenopea, sono prodotti di un’operazione di marketing chiamata riqualificazione urbana, con la fondazione Foqus che ribadisce l’impegno in aree di grave degrado sociale. Un asilo, scuole e centri di abilitazione sono un ottimo inizio, ma quando gli enti di formazione e le “attività produttive” pongono il loro sguardo sull’area, è chiaro che il fine ultimo non è la comunità, ma il profitto. Stiamo parlando di un processo di cambiamento o di una sonnacchiosa applicazione di ricette già obsolete?

Futuro Tecnologico o Fuga dalla Realtà?

Sorprendentemente, il futuro di Napoli sembra sempre più legato a droni e logistica intelligente. Mentre il mondo reale si lamenta di lavori non completati e scelte discutibili, la città afferma che il progresso si trova nel cielo. Sarà quel che sarà, ma sperare che l’innovazione tecnologica rimuova le erbacce dalle strade è tanto ottimista quanto trovargli una strada senza buche. Non dovevano essere i cittadini a trarre il massimo da queste innovazioni, e non le tecnologie a dominare la loro vita?

In un contesto dove le promesse di “nuove alleanze” e “azioni condivise” si scontrano con la dura verità del quotidiano, ci si chiede: si tratta di innovazione genuina o solo un vestito nuovo sul corpo stanco della nostra società? Le soluzioni ipotetiche sono facili, ma dove sono gli atti concreti? Per ora, Napoli continua a girare nel suo ingranaggio, promettendo cambiamenti mentre la realtà resta ferma.

Il volo verso il futuro promette meraviglie, ma come sempre, si assiste a uno spettacolare balletto di parole e **contraddizioni**. I partenariati pubblico-privati (Ppp) sono presentati come la panacea per accelera la sperimentazione di droni, mentre il settore pubblico, con la sua gestione ineccepibile, si trasforma in un abilitatore di cambiamenti che offrirà **infrastrutture** e **spazi urbani** su un piatto d’argento. Ma chi crediamo di prendere in giro? Il settore privato porta **competenze tecnologiche**, certo, se solo avesse il tempo di trattare con un apparato burocratico notoriamente lento e inefficace.

Innovazione o solo fumo negli occhi?

La Cte – Casa delle Tecnologie Emergenti di Napoli dovrebbe essere l’emblema della **sinergia** tra istituzioni e imprese, eppure riecheggia il vuoto dell’ennesimo progetto applaudito, incentrato su tecnologie come il 5G o l’Intelligenza Artificiale. Parliamo di **innovazione** come se bastasse agitare una bacchetta magica, mentre alla base c’è una realtà che stenta a decollare. Qual è il reale impatto di queste parole sui cittadini che, nei **quartieri** lontani, non vedono neppure l’ombra di un cambiamento tangibile?

La **rigenerazione** che Officina Keller ha avviato nel Complesso Monumentale di Santa Caterina a Formiello potrebbe sembrare un piccolo miracolo, ma dietro ogni restauro c’è il rischio di mortificare l’anima del luogo. Se nel Chiostro Piccolo dell’ex Lanificio si creano laboratori e spazi di incontro, ci si dovrebbe domandare quanti di questi splendidi spazi rimarranno vuoti di fronte alla mancanza di un vero **coinvolgimento** comunitario. Sarà sufficiente mettere alcuni artigiani e artisti insieme per trasformare uno spazio? O è solo un altro modo per **venderci** il sogno di una **città ideale**?

Promesse non mantenute e volontariato opportunista

Da parte sua, l’associazione Afc e il suo presidente onorario Giovanni Lombardi potrebbero facilmente essere apoti di un nuovo modello di **imprenditoria illuminata**. Quale miglior modo di **lucrarci sopra** se non confezionare un gran bel pacchetto di donazioni? Il connubio tra impegno sociale e l’innalzamento della brand reputation è allettante, ma dovrebbe farci riflettere: quale impatto tangibile hanno avuto i contributi alla vera **crescita culturale** della città, al di là dell’eco di qualche ben pubblicizzata mostra al Louvre o della **stazione investigativa** più innovativa d’Italia? Queste iniziative, per quanto applaudibili, nascondo sotto il tappeto l’inefficienza di un intero sistema?

Un carosello di nomi senza sostanza

Il **Giro d’Italia della Csr** continua con un nutrito esercito di nomi illustri per animare il dibattito — un bel palcoscenico di figure tout court senza garanzie di risultati concreti. Gli accademici e i dirigenti straparlano di sinergie future come se la normalità di un’apertura al **pubblico** fosse qualcosa di acquisito. Ma basterà questo discutere sulle **ricondivisioni future** per garantire un reale miglioramento? E non sarebbe più onesto smettere di girare attorno al nocciolo della questione, ammettendo che, al momento, si brancola nel buio?

Una soluzione ironica e inevitabile

Le soluzioni proposte si configurano come sogni, imbottiti di speranze che solo il tempo potrà smentire. Così, ancora una volta, ci ritroviamo a chiedere, con un sorriso stanco: in che modo riusciremo a innestare un cambiamento **sostenibile** e **inclusivo**? Forse daremo finalmente la patente di **innovazione** a una macchina burocratica obsoleta e incapace di seguirne il passo. Rimanendo sidonici, abbiamo solo bisogno di un altro convegno per rimanere intrappolati nel nostro circolo vizioso di **ottimismo disilluso**.

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