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Novo Nordisk fa festa con 9.000 licenziamenti e triplica le previsioni di guadagno per il 2025: tragedia o capolavoro?

Novo Nordisk A/S ha deciso di regalare al mondo uno spettacolo in piena regola: taglierà 9.000 posti di lavoro sparsi per il globo, nella speranza di risparmiare quella miseria di 8 miliardi di corone danesi, che potremmo tecnicamente chiamare 1,3 miliardi di dollari, entro la fine del 2026. Non contenta, ha già aggiornato per la terza volta in questo anno le proprie previsioni di profitto verso il basso, come se ridurre le aspettative fosse diventato il nuovo mantra aziendale.
Questi tagli ragionevoli colpiranno un sontuoso 11% della sua forza lavoro, inclusi ben 5.000 disoccupati esclusivi della sola Danimarca. Come sempre, semplicità e tagli drastici sono alla base della trasformazione proposta: un’azienda più snella, più veloce nel decidere e, soprattutto, più brava a spostare i propri soldi verso i segmenti d’oro del momento, ovvero il diabete e l’obesità.
Secondo gli annunci ufficiali, l’utile operativo dovrebbe crescere compreso tra il 4% e il 10%, se i tassi di cambio si comporteranno bene con loro. Solo a febbraio, invece, la grande Novo Nordisk poteva permettersi di prevedere una crescita fino al 27%, ma evidentemente qualcosa deve essere andato storto tra una bellissima previsione e l’altra.
È possibile che un’azienda farmaceutica dedicata a curare malattie e migliorare la salute sia ora impegnata in un gioco di tagli e risparmi così aggressivo perché lotta per recuperare lo smalto perduto: il recente sorpasso al mercato statunitense dell’obesità da parte dell’agguerrita rivale Eli Lilly & Co deve bruciare più di quanto ammettano.
Nel frattempo, da quando Mike Doustdar ha ereditato il prestigioso titolo di amministratore delegato il mese scorso, i dipendenti si aspettano tagli e hanno fatto sponde per più disciplina e prudenza nei bilanci aziendali, perché evidentemente la festa è finita e va trovata una nuova ricetta per sopravvivere alla concorrenza.
Strategie di sopravvivenza e tagli drastici
Il piano di Novo Nordisk potrebbe sembrare un esercizio di stile manageriale: semplificare l’organizzazione, velocizzare il processo decisionale e allocare meglio le risorse. Tradotto: via personale, via costi inutili, via ogni resistenza al cambiamento. Si tratta dell’ennesima dimostrazione di come il capitalismo moderno, persino in aziende dedite alla salute, preferisca risparmiare sul capitale umano piuttosto che rischiare investimenti e innovazione.
Probabilmente, in quella scatola magica chiamata ufficio direttivo, si ragiona più allo spread e alle aste di bilancio che al valore del lavoro e del contributo della forza lavoro, visto ora come un fastidio da tagliare senza pietà.
Per concludere, la tanto decantata crescita sembra più un miraggio da inseguire con forbici in mano, mentre l’azienda naviga in un mare di rivali più agguerriti e pronti a fare la voce grossa nel mercato dell’obesità, uno dei settori più promettenti ma apparentemente anche più spietati.