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OpenAI lancia ChatGpt-5, l’ennesima promessa di rivoluzione tra migliorie sbandierate e sicurezza da broker assicurativo

Dopo mesi di attesa e un lancio che sembrava più uno spettacolo Apple che la presentazione di un software, OpenAI ha finalmente mostrato al mondo la nuova incarnazione del suo modello linguistico: Gpt-5. Il clou? È più veloce, più preciso, sbaglia meno e, per la gioia degli utenti gratuiti, è accessibile senza pagare. Che novità straordinarie, no?
Se ci aspettavamo l’arrivo di una macchina senziente capace di imparare sul campo come un umano, concedeteci di deludervi: Sam Altman, il CEO che vola alto, ha ribadito che Gpt-5 è comunque «un importante passo verso l’intelligenza artificiale generale», ma attenzione, non si tratta ancora di un’entità autonoma in grado di apprendere dal mondo reale senza fermarsi a guardare. Insomma, è più un miglioramento evolutivo che una rivoluzione capace di cambiare le regole del gioco.
Andiamo con ordine: addio a tutto il campionario dei vecchi modelli come 3, 3.5 o le varianti mini, ora c’è solo uno, ma guai a pensare che sia un singolo gigante monolitico. Gpt-5 si adatta alla domanda: semplice e veloce con i modelli light, più riflessivo e profondo quando la questione lo richiede. Peccato però che questa nuova rapidità spaventi un po’ lo stesso Altman, che ironizza sul fatto che il modello potrebbe “saltare qualche passaggio” per andare veloce.
Per chi è disposto a sborsare qualche soldo in più, ci sono le versioni “Thinking” e “Pro” che possono “pensare più a lungo” prima di restituire una risposta, consumando più token per elaborazioni più sofisticate. Per i comuni mortali che usano la versione gratuita, invece, basta digitare comandi tipo “think hard” per stimolare il modello a ragionare più a fondo. Geniale, vero?
I primi a provarlo hanno apprezzato molto la sua affidabilità, specialmente chi ne aveva esigenza quotidiana. Simon Willison, sviluppatore e autore, non ha resistito a definirlo “il mio nuovo modello preferito”, confessando però che non ci troviamo di fronte a una svolta epocale: «Non fa più quegli errori sciocchi ed è decisamente più competente», ha commentato con rassegnata ammirazione.
Prezzi da competizione ma il coding resta il campo di battaglia
OpenAI ha deciso di giocare sul prezzo come una mossa strategica: 1,25 dollari per milione di token in input, più o meno in linea con il Gemini 2.5 Pro di Google e ben al di sotto del costo esorbitante di 15 dollari per milione chiesti da Anthropic per il suo Claude Opus 4.1. Insomma, una sfida decisa per mantenere la corona nel settore enterprise, dove già svettano 5 milioni di aziende clienti OpenAI.
Ma se Gpt-5 sembra andare bene nel campo del coding, la critica non tarda ad arrivare da chi, ovviamente, conosce bene la materia. Dan Shipper, CEO di Every, avverte che senza l’input esplicito di “pensare più a fondo”, il modello tende a inventarsi dettagli senza vergogna. Da un altro lato, McKay Wrigley, sviluppatore AI, è pronto a mettere la firma: secondo lui “Claude Code con Opus resta in un’altra categoria e non per poco”. E mentre le diatribe infiammano, Michael Truell, CEO di Cursor, non sembra proprio disposto a cedere il passo a GPT-5.
Axios, è che GPT-5 riesce a trasformare un’idea software direttamente in codice funzionante con un solo passaggio. Chiamatelo “software on demand” se volete fare i fini come Sam Altman, che proprio così lo ha definito, annunciando di fatto l’apertura di una nuova era. Davvero un iPhone targato intelligenza artificiale?Secondo Martin Peers di The Information, GPT-5 è già oggi la star incontrastata del panorama tecnologico, tanto da sbaragliare il clamore che circonda l’ultimo iPhone in uscita. Gli utenti settimanali superano i 700 milioni e la società sta marciando verso un incasso annuo di oltre 12 miliardi di dollari. Non stupisce, dunque, che dopo l’ultima vendita interna di azioni, OpenAI sia volata a una valutazione da capogiro: 500 miliardi di dollari. Solo una cifra, senza alcuna pressione, eh?
Lo scenario che si profila è di un duopolio AI, ovviamente, esattamente come quello degli smartphone: ChatGPT come l’iPhone, Gemini di Google come Android. Gli altri? Beh, dovranno sgomitare e accontentarsi delle briciole. Grok di xAI, Llama di Meta o persino Anthropic si ritroveranno a cercare uno spazio sotto questo cielo a due colori, con buona pace della diversità tecnologica.
Sicurezza: ecco il nuovo giochino della moderazione
Adesso, parliamoci chiaro: l’aspetto della sicurezza non è certo quello che fa brillare gli occhi ai fan dei fuochi d’artificio, ma forse è il vero protagonista nascosto. GPT-5 introduce il concetto – da applausi – di “safe completions”. Invece di rispondere con un secco “no” a una domanda pericolosa, il modello si prodiga a dare comunque una risposta “utile” e “informativa”, purché dentro i limiti delle sue (rigidissime) linee guida. Una specie di buonismo obbligatorio, insomma.
Un esempio? Se gli chiedi come accendere fuochi d’artificio – e siamo seri, non è certo quella la cosa da fare senza permessi – GPT-5 non ti sputa addosso una ricetta esplosiva, ma si limita a spiegarti, con modi educati, ciò che può dire sull’argomento in modo generico. Bella mossa per evitare le frustrazioni da “rifiuto totale”, come se qualcuno avesse così tanto bisogno di una risposta più dettagliata a un rischio evidente. Il delicato equilibrio tra utilità e sicurezza sembra la sua nuova ossessione.
Altman, il nostro visionario, a occhi spalancati confessa che combinare un modello “utile e sicuro” è uno dei grandi rompicapi dell’intelligenza artificiale. Insomma, far convivere l’efficacia con la paranoia della censura sembra un’impresa degna dei migliori matematici – o forse solo dei burocrati senza senso dell’umorismo.